Terapia senza Dolore: chirurgia endodontica senza dolore o con minimo disturbo – Parte 11

Terapia senza Dolore: chirurgia endodontica senza dolore o con minimo disturbo – Parte 11

Terapia senza dolore:

chirurgia endodontica senza dolore o con minimo disturbo

Durante una seduta di chirurgia endodontica la terapia del dolore risulta fondamentale, al fine di evitare dolori al paziente. La chirurgia endodontica è l’unico tipo di intervento possibile in caso d’infiammazione all’apice della radice del dente. Questo tipo d’intervento viene praticato quando una comune devitalizzazione, un trattamento canalare, non è sufficiente a risolvere il problema.

La lettura fornisce spunti e spiegazioni chiari in merito al tema della chirurgia endodontica, analizzando cosa comporta tale intervento e come esso viene praticato sul dente compromesso. Infine il paragrafo finale verrà dedicato alla terapia del dolore applicata a questo genere d’intervento, secondo quando stabilito e brevettato dal #ProtocolloComar.

Quando viene effettuata la chirurgia endodontica

Come abbiamo citato nel paragrafo introduttivo, la chirurgia endodontica viene effettuata quando lo stato infiammatorio/infettivo deve essere bloccato. La chirurgia endodontica evita l’estrazione definitiva del dente e i danni che quest’ultimo causerebbe, senza un trattamento adeguato, all’osso circostante e alla generale salute del paziente.

In tali situazioni la devitalizzazione, ovvero l’asportazione dei vasi, della polpa e dei nervi del dente tramite trattamento canalare, non risulta sufficiente, in quanto lo stato infiammatorio dentale ha già causato la formazione di granuloma o cisti periapicali, a seconda dello stato evolutivo della patologia.

 

Tali formazioni patologiche sono il risultato di una polpa in stato necrotico e se non asportate possono comportare ulteriori complicanze a denti e tessuti ossei adiacenti. Inoltre verrebbero compromesse anche le strutture anatomiche circostanti, quali quelle seno-mascellari e nervo-mandibolari.

Come viene effettuato un intervento di endodonzia

Compresa l’impossibilità di curare tale stadio infiammatorio del dente tramite terapia farmacologica e strumentazione specifica per devitalizzazione, il dentista procede, in accordo con il paziente, con la chirurgia endodontica. Consiste in due fasi:
l’anestesia e l’apicectomia.

Prima di iniziare con l’intervento viene effettuata l’anestesia completa, affinché il paziente non senta dolore durante tutta la pratica chirurgica. Segue la fase di apicectomia, la parte più rappresentativa di questo genere di operazione. Il dentista procede praticando un accesso nella gengiva e nell’osso, asportando parte del tessuto osseo e lasciando esposta la radice infetta. A questo punto la formazione patologica, che sia essa una cisti o un granuloma, viene completamente rimossa. L’ultima operazione consiste nella suturazione della gengiva.

Terapia del dolore della chirurgia endodontica

La terapia del dolore, anche in caso di chirurgia endodontica, viene effettuata secondo i dettami del #ProtocolloComar. Esso è fondamentale per dare la garanzia al paziente di assenza di dolore o minimo disturbo. La prima fase a cui il paziente viene sottoposto è l’anestesia completa, i cui effetti dureranno per tutto il decorso dell’intervento.

Presso il nostro Studio è possibile svolgere la seduta di chirurgia endodontica tramite specifica strumentazione laser, con la quale verranno eliminati sia la parte di radice compromessa sia i tessuti ossei in stato patologico (cisti o granuloma). Tale tipo d’intervento consente di avere la minor reazione dei tessuti trattati e meno sofferenza a seguito dell’operazione. Inoltre se il caso lo richiede, il dentista propone l’uso di trattamenti farmacologici mirati, al fine di evitare malesseri e fastidi.

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Terapia senza Dolore: chirurgia estrattiva senza dolore o con minimo disturbo – Parte 10

Terapia senza dolore:

chirurgia estrattiva senza dolore o con minimo disturbo

Nella maggior parte dei casi l’odontofobia di un paziente (detta in termini più comuni “la paura del dentista”) è causata dalla preoccupazione di provare forti dolori durante e dopo un intervento. Lo StudioComar conosce molto bene questa problematica e nel corso degli anni ha messo a punto un sistema che permette a tutti i suoi pazienti di non provare dolore, prima, dopo e durante una seduta di chirurgia orale. La terapia del dolore è un fatto serio, da non trascurare: il Protocollo Comar dà a questo aspetto particolare importanza, al fine di mettere a proprio agio ogni paziente, dal momento in cui entra per la prima volta in studio fino al completamento della terapia.

La chirurgia orale si suddivide in quattro macro categorie: la chirurgia estrattiva, la chirurgia endodontica, la chirurgia implantologica e quella ricostruttiva – rigenerativa.
In questo articolo avremo modo di approfondire la prima categoria di questa lista: faremo un’analisi delle sue principali caratteristiche, proseguendo con un focus riguardo la terapia del dolore ad essa applicata.

La chirurgia estrattiva

La chirurgia estrattiva è quella maggiormente praticata e diffusa. Come suggerisce il nome grazie a questo tipo di intervento il dente compromesso, danneggiato per varie ragioni, viene “estratto”, tolto mediante l’ausilio di strumenti specifici. In caso di necessità il dentista può scegliere insieme al paziente di operare con tecnica estrattiva anche più di un dente, in una o più sedute. Tale intervento viene effettuato in caso di:

  • denti inclusi o semi inclusi nel tessuto osseo (ad esempio i denti del giudizio o i canini inclusi) che senza estrazione creerebbero fastidi e patologie varie
  • denti compromessi a causa di forti patologie e infiammazioni, non recuperabili mediante devitalizzazione, chirurgia endodontica e terapie medico-farmacologiche
  • denti sovrannumerari, denti in più rispetto alla norma che non dovrebbero essere presenti nelle arcate dentali, i quali creano disagio e fastidio
  • denti decidui (detti nel linguaggio comune “denti da latte”) per cui non c’è stata una spontanea caduta o che non possono essere curati con altre forme d’intervento (con devitalizzazione ad esempio)

Come avviene l’estrazione di un dente

Questa tecnica chirurgica si compone di tre passaggi: l’anestesia, la lussazione e infine l’estrazione stessa. Prima di procedere con qualsiasi tipo di chirurgia orale è fondamentale praticare al paziente l’anestesia. In questo caso si procederà con anestesia locale, affinché il paziente non senta dolore per tutta la durata dell’intervento.

Quando l’area d’interesse sarà “addormentata” si procede con la pratica di lussazione. Per far ciò il dentista si servirà di particolari strumenti, allo scopo di smuovere il dente compromesso e “staccarlo” dal tessuto osseo, il quale lo tiene ancorato al cavo orale. L’ultima operazione che il dentista effettuerà è l’estrazione. Il dente, ora completamente mobile, potrà essere asportato con l’ausilio di apposita strumentazione chirurgica.

Terapia del dolore in chirurgia estrattiva

Grazie al Protocollo Comar il paziente potrà vivere la propria seduta di chirurgia estrattiva con il massimo relax possibile. Il dentista sceglierà la terapia migliore per tutte le fasi dell’intervento; prima, dopo e durante la seduta chirurgica. Il primo passaggio da effettuare è l’anestesia, affinché il paziente possa vivere il decorso chirurgico in maniera del tutto asintomatica. Durante l’intervento il dentista procederà “scollando” il dente dall’osso e rimuovendo in seguito lo stesso grazie all’utilizzo di strumentazione specifica.

Il Protocollo Comar viene seguito in modo dettagliato soprattutto durante l’intervento: lo specialista praticherà ogni movimento per la rimozione del dente evitando, per quanto possibile, la frattura della radice e la lacerazione dei tessuti. Grazie a questi piccoli accorgimenti si potrà minimizzare la sofferenza a seguito dell’operazione chirurgica. Infine, in caso di dolore forte e disturbi post operatori, il dentista potrà fornire al paziente una terapia farmacologica mirata.

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Terapia senza Dolore: L’implantologia – Parte 9

Terapia senza dolore:

l’implantologia

La chirurgia implantare è una pratica odontoiatrica molto diffusa e importante per la funzionalità della bocca e il sorriso dei pazienti. L’inserimento di un impianto permette di sostituire uno o più denti, estratti o mancanti, grazie all’ausilio di radici artificiali costruite in titanio. Tali radici vengono inserite nell’osso e permettono l’installazione di una protesi fissa.

L’operazione comporta l’inserimento di due parti: il moncone, noto in termini più informali con il nome di “radice”, e la corona, conosciuta nel linguaggio comune come “capsula”.

Vista la natura complessa e tecnica di questa tipologia di pratica chirurgica, analizziamo l’argomento definendo in cosa consiste un impianto dentale, quando risulta necessario e come viene eseguito. Infine le righe finali di questo articolo saranno dedicate alla terapia del dolore e come questa viene affrontata secondo i principi del Protocollo Comar.

In cosa consiste un impianto dentale?

La chirurgia implantare, come sopra accennato, ha come scopo la sostituzione di una o più radici con altre di natura artificiale, ai quali verranno annessi il moncone e la corona del nuovo dente. La nuova radice viene inserita nell’osso: è necessario valutarne sia la qualità (se l’osso originale è sufficientemente sano) che la quantità dello stesso (se l’osso originale è sufficiente in termini di superficie) prima di procedere con l’impianto.

Se l’osso risulta alterato è importante intervenire con chirurgia rigenerativa ossea e/o gengivale in maniera preventiva o contestuale. Da ricordare che lo scopo di una ricostruzione ossea è quella di ottenere nel tempo la rigenerazione dell’osso naturale e non quella di sostituire lo stesso con una sua versione artificiale. Un impianto si compone di tre parti:

  • la vite endossea: sostituisce la radice del dente precedentemente estratto o
    mancante
  • l’abutment: un raccordo che lega tra loro la vite presente nell’osso (la nuova
    radice) e la protesi sostitutiva (il nuovo dente artificiale)
  • la protesi dentaria: è il nuovo dente artificiale, la corona, ciò che sostituisce
    quello naturale non più recuperabile. Ogni protesi viene realizzata con
    materiali diversi, quelli più comuni sono rivestiti in ceramica o resine di vario
    genere

Cosa rende necessaria l’implantologia?

A rendere necessario tale intervento è la presenza nel cavo orale di radici non riabilitabili, quando quest’ultime risultano molto danneggiate e non curabili, o l’assenza di uno o più denti. Ciò induce lo specialista alla scelta di eliminare il dente originale e proporre al proprio paziente la sostituzione dello stesso. I motivi principali che comportano un’implantologia sono:

  • lesioni e/o traumi a carico di un dente
  • carie profonda
  • malattie parodontali terminali
  • altre patologie del cavo orale

Come avviene un’implantologia dentale?

Per effettuare tale operazione è importante procedere valutando un’eventuale estrazione di uno o più denti e seguire con la creazione “dell’alloggio”, un intervento di natura chirurgica, nella gengiva e nell’osso. In esso verrà inserita la radice artificiale, costruita in fibra bionica di titanio, e in seguito la corona.

Perchè presso lo StudioComar è indolore?

Per noi essere certi che il paziente non soffra durante un intervento, che sia esso un’implantologia o un altro tipo di operazione chirurgica, è fondamentale. La terapia del dolore viene effettuata secondo i canoni del Protocollo Comar, un brevetto di serietà e affidabilità professionale. Ogni operazione di implantologia inizia con l’anestesia completa, la quale durerà per tutto il decorso dell’intervento.

Il tempo ci ha permesso di definire le migliori tecniche di chirurgia orale, in modo tale che ogni intervento risulti il meno traumatico e invasivo possibile per il paziente. Durante le visite effettuate prima e dopo la seduta di implantologia il dentista avrà modo di valutare la necessità o meno di cure farmacologiche: tale constatazione sarà svolta in modo scrupoloso, a seconda dello stato di sofferenza di ogni singolo paziente.

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Terapia senza Dolore: la chirurgia orale – Parte 8

Terapia senza Dolore:

la chirurgia orale

La chirurgia, nella sua accezione più classica, è una branca della medicina con la quale vengono trattate tutte quelle patologie a cui è difficile o impossibile, trarre rimedio con la semplice terapia farmacologica. In modo analogo si comporta la chirurgia orale. Definita in gergo medico “chirurgia odontostomatologica”, la chirurgia orale ha il compito di migliorare e risolvere vari problemi legati al cavo orale.

Esistono diversi tipi di interventi in campo odontoiatrico, alcuni più semplici, altri più complessi. Un intervento a carico del cavo orale si effettua nel caso in cui, agire in modo meno invasivo attraverso trattamenti e medicamenti, non risulta sufficiente a contrastare patologie e situazioni di disagio per il paziente.

È un argomento ricco di aspetti e sfaccettature, che troveranno tutti voce nel corso della lettura. Scopriremo nel dettaglio cos’è la chirurgia orale, quando è necessario intervenire chirurgicamente per la salute della bocca e quali sono i principali modi di operare, citando le tipologie d’intervento e la loro funzione.

Cos’è la chirurgia orale

Dovendo definire e dare una spiegazione più dettagliata a questo concetto, possiamo dire che con chirurgia orale intendiamo tutti quegli interventi aventi luogo nel cavo orale.

Nei casi più semplici il dente, danneggiato o in stato necrotico, viene curato e talvolta estratto. Il dentista procede eliminando il dente compromesso: ciò bloccherà la patologia in corso e, di conseguenza, futuri disagi a carico del paziente. I termini con i quali indichiamo gli interventi chirurgici atti a curare ed eliminare un dente sono “chirurgia estrattiva” e “chirurgia endodontica”.

In alcuni casi poi l’intervento prosegue, con l’inserimento di impianti o con la ricostruzione di alcune parti della bocca, di natura ossea, gengivale o entrambe. Per indicare un intervento di sostituzione di un dente o la ricostruzione osseo-gengivale delle arcate dentali parliamo di “chirurgia implantare” e “chirurgia ricostruttiva”.

Quando è necessario intervenire?

Un intervento di chirurgia orale si ritiene necessario:

  • in presenza di denti inclusi (in assenza di patologia) o affollati
  • quando sussistono uno o più casi di carie profonde e destruenti, con denti non recuperabili
  • quando un dente del giudizio crea disagio (o addirittura patologie al dente
    adiacente) e malocclusione delle arcate dentali
  • in caso di granuloma o cisti dentali, quando il dente non è più recuperabile
    attraverso un intervento di chirurgia endodontica
  • in presenza di patologie parodontali terminali di uno o più denti
  • quando è necessario intervenire chirurgicamente per la rimozione
    dell’accumulo di placca batterica e tartaro sottogengivale: in tal caso la sua
    asportazione con strumentazione chirurgica può arrestare future parodontiti e
    altre patologie a carico delle gengive
  • per tutti gli interventi più complessi che riguardano l’implantologia e la
    ricostruzione ossea

Tipologie d’intervento e funzione

Ogni intervento di natura odontoiatrica viene classificato in base alla sua funzione.

Esistono quattro macro tipologie di chirurgia orale e sono così definite:

  • estrattiva: la sua funzione è l’estrazione di denti inclusi, interamente o
    parzialmente (ad esempio i denti del giudizio), o molto danneggiati, a causa di
    traumi, carie o altre patologie
  • implantare: la sua funzione è l’inserimento di un nuovo impianto (uno o più
    denti artificiali)
  • endodontica: la sua funzione è l’otturazione del canale della radice
    danneggiata, a causa di traumi o patologie varie
  • ricostruttiva e rigenerativa: la sua funzione è quella di ricostruire parte
    dell’osso mancante prima o durante l’installazione di un nuovo impianto
    (dente artificiale con radice bionica in titanio)

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Terapia senza Dolore: l’ablazione – Parte 7

Terapia senza Dolore:

l’ablazione

Oltre alla devitalizzazione, di cui abbiamo approfondito l’argomento nei precedenti articoli presenti in questa sezione del sito, è giusto soffermarci anche sull’ablazione. Questa, insieme alla devitalizzazione infatti, è uno degli interventi maggiormente praticati presso lo StudioComar, in quanto connessa ad un’abitudine errata molto diffusa, ovvero la scarsa igiene orale.

Attraverso la lettura è possibile comprendere tutti gli aspetti più significativi di questo genere di pratica odontoiatrica, sanando domande e dubbi che ogni paziente
potrebbe porsi in merito.

Cos’è l’ablazione

Si definisce ablazione del tartaro (o detartrasi) un intervento svolto da un odontoiatra al fine di rimuovere la placca e il tartaro presenti sulla superficie dentale. Quest’ultimi possono essere sia in evidenza sia sotto la gengiva. Lo scopo dell’intervento è quello di limitare meccanicamente la proliferazione batterica nel cavo orale e future infiammazioni alle gengive, con conseguente sviluppo di lesioni cariose.

Le fasi di trattamento dell’ablazione

Un comune processo di ablazione richiede diversi passaggi. È fondamentale, prima di procedere con l’intervento, valutare il caso specifico. In questo modo l’odontoiatra insieme al paziente valuteranno il modo migliore di intervenire, anche attraverso un’adeguata terapia del dolore. Proprio riguardo questo argomento si consiglia di approfondire con la lettura dell’articolo dedicato al Protocollo Comar.

Si inizia quindi con una fase pre operatoria, in cui non solo si discute come affrontare l’ablazione ma anche, qualora fosse necessario, la somministrazione di un trattamento farmacologico mirato, per escludere l’infiammazione presente.

In seguito si procede con l’intervento, attraverso l’asportazione di placca e tartaro. In caso di forte sensibilità da parte del paziente è previsto l’ausilio dell’anestesia. L’ablazione può essere svolta sia con strumentazione apposita sia manualmente, sempre nel pieno rispetto della soglia del dolore del paziente.

L’intero processo di rimozione del tartaro dalla superficie dentale può richiedere una come più sedute, sempre valutando il caso specifico.

Effetti positivi post intervento

Nonostante la quotidiana pulizia domestica venga effettuata con cura, è possibile che rimangano sui nostri denti alcuni depositi di placca, la quale se non adeguatamente asportata e rimossa determina una formazione calcifica, ovvero il tartaro. Le zone più “ostiche” della bocca in questo senso, o meglio le zone in cui è più difficile pulire con attenzione il cavo orale, riguardano i punti “nascosti”, come ad esempio gli spazi interdentali ed in prossimità delle gengive. Col tempo queste zone più di altre possono essere soggette ad accumulo di placca e quindi di tartaro.

Sottoporsi a controlli periodici e di conseguenza a sedute di igiene dentale assicura al paziente non solo denti più sani e puliti, ma anche la possibilità di evitare patologie a carico di apparati diversi, oltre a quelle del cavo orale, in particolare dell’apparato cardiovascolare.

Effetti di una scorretta igiene orale

Una scorretta igiene orale, spesso difficile nonostante l’ausilio dello spazzolino, del filo interdentale e del collutorio, genera a causa della proliferazione dei batteri la formazione di placca, tartaro e infiammazione gengivale. Inoltre quest’ultima può a lungo termine sviluppare una parodontite, più comunemente nota come piorrea.

Per avere ulteriori informazioni su questa tipologia di patologia o di qualsiasi altro genere, non esitare nel contattarci.

 

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Terapia senza Dolore: approfondimento granuloma e cisti dentali – Parte 6

Terapia senza Dolore:
approfondimento Granuloma e Cisti Dentali

Nel precedente articolo abbiamo approfondito come viene effettuato un intervento di devitalizzazione, analizzandone nel dettaglio ogni passaggio. Per chi fosse interessato a comprendere meglio quanto citato, è possibile effettuarlo al seguente link (Terapia senza Dolore: la Devitalizzazione), in cui è possibile trovare non solo una chiara descrizione della pratica endodontica, ma anche la durata dell’intervento e i benefici che il paziente operato manifesta a breve e lungo termine.

Proprio grazie al paragrafo conclusivo del precedente articolo abbiamo compreso come un dente, traumatizzato e con lesioni alla polpa, possa procurare gravi forme di infiammazione, note nel linguaggio tecnico-dentistico come granuloma e cisti odontogene. Esse, nonostante siano entrambe conseguenza di polpa dentale necrotica, a seguito di un grave stato infiammatorio del dente in questione, presentano importanti differenze. Nel corso dell’articolo verrà analizzato come si manifestano queste due patologie del cavo orale, quali conseguenze comportano e come è possibile diagnosticarle.

Granuloma odontogeno

Si definisce granuloma odontogeno un’infezione che interessa l’osso attorno al dente, il quale causa polpa in evidente stato necrotico, quindi morta, la quale genera di conseguenza una forte reazione infiammatoria da parte del sistema immunitario.

In alcuni casi la presenza di un granuloma può dare origine ad una malattia autoimmune. Questa spiacevole situazione si può curare e risolvere tramite intervento endodontico, nello specifico la devitalizzazione, praticata presso lo StudioComar seguendo i principi del Protocollo Comar, oppure, in gravi circostanze, tramite l’estrazione del dente coinvolto. Si manifesta radiologicamente come una macchia scura all’interno del dente, situata all’apice della radice. Può essere asintomatico, paucisintomatico o doloroso, a causa di una sua ascessualizzazione, la quale provoca gonfiore più o meno marcato.

La diagnosi

La diagnosi si effettua tramite radiografia panoramica. In alcuni casi, qualora fossero necessari esami più specifici, può essere svolta una radiografia endorale. Questo genere di diagnosi è largamente impiegato in caso di granuloma in quanto del tutto indolore e affidabile. È infine importante ricordare che un granuloma trascurato e non curato può evolversi in cisti, rendendo più difficile la risoluzione del problema con un intervento di devitalizzazione e di conseguenza “salvare” il dente compromesso.

Cisti odontogena

Si definisce cisti odontogena la conseguenza di una grave infezione causata da polpa necrotica. Rappresenta lo stadio successivo e l’evoluzione del granuloma, motivo per cui presenta aspetti comuni con quest’ultimo. La maggiore differenza è data dal fatto che una cisti si manifesta come una macchia scura, circoscritta da un orletto bianco.

La diagnosi

Esattamente come il granuloma, anche la cisti viene diagnosticata tramite l’esame radiografico. Tra gli aspetti da non sottovalutare vi è anche che una cisti odontogena crea quasi sempre altri effetti sgradevoli, in particolare può causare complicazioni alle strutture prossimali.

StudioComar ha sempre molto a cuore il benessere di ogni paziente. Per questa ragione viene data particolare attenzione alla terapia del dolore e a tutte le pratiche necessarie, affinché ogni persona non soffra per nulla o il meno possibile. In particolare le nostre premure si concentrano proprio su tutte le operazioni di chirurgia dentale.

Abbiamo deciso di definire ciò “Protocollo Comar”. Nel prossimo articolo verrà approfondito nel dettaglio proprio questo importante aspetto, che distingue il nostro Studio da ogni altro nel settore dentistico.

 

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Terapia senza Dolore: la devitalizzazione – Parte 5

Terapia senza Dolore:
la Devitalizzazione

Nell’articolo precedente, di cui si consiglia la lettura nel caso si volesse approfondire il contenuto, abbiamo parlato della devitalizzazione in base alle cause che la rendono necessaria, ovvero i forti traumi, la carie e simili. Abbiamo inoltre compreso che queste condizioni patologiche possono generare stato infiammatorio a livello più o meno locale, causando gravi danni alla polpa dentale.

Devitalizzare un dente in questo caso può risultare la scelta vincente, per evitare che la condizione della nostra bocca peggiori, con conseguente formazione di granuloma, cisti (di cui è presente sul sito un approfondimento dedicato) e altre complicazioni alle strutture prossimali, cioè l’estrazione e la perdita definitiva del dente in questione.

In questo articolo vedremo nel dettaglio come viene eseguito un intervento di devitalizzazione, considerando che viene sempre eseguita dopo ad un’attenta valutazione dello stato patologico della polpa dentale, che può risultare più o meno infiammata e quindi ancora in parte vitale, oppure necrotica, quindi totalmente morta.

Come avviene una devitalizzazione?

Durante un intervento di devitalizzazione, quindi endodontico, nella parte interna del dente, viene effettuata l’asportazione del contenuto del canale del nervo, ovvero la polpa dentale. Essa, come precedentemente citato, può risultare vitale, e quindi presentare uno stato infiammatorio più o meno elevato, oppure essere necrotica, morta. L’estrazione della polpa viene eseguita dall’interno del dente fino all’apice estremo, attraverso l’ausilio di appositi strumenti.

Le fasi del trattamento di devitalizzazione

L’intervento viene eseguito in quattro passaggi, che includono l’allargamento del canale, la sterilizzazione dello stesso e l’asciugatura. Compiuto questo terzo passaggio l’odontoiatra procederà riempiendo sia il canale principale, sia gli eventuali canaletti minori (detti in linguaggio tecnico-dentistico “canali laterali”) comunicanti con l’esterno, con specifico materiale termoplastico.

Presso lo StudioComar, quest’ultimo passaggio viene semplificato e spiegato al paziente con il termine “vulcanizzazione”, in quanto il procedimento di riempimento finale ha il preciso scopo di riempire e sigillare completamente i vari canali del dente su cui si effettua l’operazione.

Per evitare future fratture del dente è necessario rivestire lo stesso con una “capsula”. In altre parole l’odontoiatra dovrà limare lo smalto esterno del dente e quindi ripristinarlo a forma originaria con materiale specifico, normalmente a base di metallo, metallo – ceramica o zirconia.

Quanto può durare un intervento di devitalizzazione?

La durata dell’intervento è variabile a seconda dei casi. Esso può durare dai 30 ai 90 minuti. In quest’arco temporale bisogna calcolare vari aspetti, tra cui la sensibilità del paziente e il numero di sedute necessarie affinché l’intera procedura sia portata a termine.

Effetti positivi post intervento

E’ da ricordare che tramite la devitalizzazione non solo il dente può essere “salvato”, evitando quindi nel 99% dei casi l’estrazione dello stesso, ma anche che lo stato
infiammatorio degeneri, causando non solo la necrosi della polpa, ma anche infezioni di varia natura e altre patologie connesse. Per questa ragione si consiglia di effettuare regolari controlli dal dentista, soprattutto se si avvertono dolori e fastidi.

Nel prossimo articolo verrà approfondita proprio questa tematica, ovvero la possibilità che si formino granulomi e cisti, nel caso in cui si trascuri un dente che deve essere devitalizzato.

 

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Terapia senza Dolore: la devitalizzazione e l’infezione del dente – Parte 4

Terapia senza Dolore:
la Devitalizzazione e l’infezione del Dente

Tra gli interventi maggiormente praticati per il benessere del nostro sorriso vi è certamente la devitalizzazione. A volte il paziente necessita in tempi brevi di effettuare questa operazione, in quanto, le condizioni e le patologie che la richiedono, provocano molto dolore.

La devitalizzazione, nota anche nel gergo medico odontoiatrico con il termine “endodonzia”, è uno degli interventi dentali maggiormente diffusi e praticati. Si può comprendere al meglio la tipologia d’intervento analizzando la sua origine semantica. La parola “endodonzia” deriva dal greco “endo”, che significa “dentro”, e “odontos” che significa “dente”. Da ciò possiamo dedurre che l’attività chirurgica in questione avviene all’interno del dente.

Nell’articolo verrà compiuto un approfondimento in merito a questa pratica, compiendo una successiva analisi dei metodi impiegati presso lo studio per evitare dolore al paziente.

Si ricorda inoltre, per avere un quadro chiaro degli interventi dello StudioComar, di leggere gli articoli dedicati all’odontofobia e l’odontoiatria con terapia del dolore.

Quando è necessario effettuare una devitalizzazione?

La devitalizzazione si dimostra necessaria quando la polpa dentaria, ovvero il tessuto molle presente all’interno del dente, risulta particolarmente dolorante. Ciò è il segnale che vi è in corso un’infiammazione, che nei casi peggiori può trasformarsi in infezione. Le cause per cui un dente s’infiamma o s’infetta possono essere diverse, tra cui:

  • una carie profonda
  • interventi dentistici ripetuti
  • dente scheggiato o rotto derivante da un trauma

Un dente che presenta tali condizioni, che quindi è segnato da un forte trauma, può causare molto dolore o non provocare alcun sintomo al paziente. In caso di sensazione di dolore la cura con antidolorifici può certamente dare sollievo, ma solo temporaneamente. Questo perché un dente traumatizzato presenta al suo interno una polpa dentale in stato necrotico. Essendo dunque questa parte morta non la causa del dolore, tuttavia è la condizione ideale per l’originarsi dello stato infiammatorio. L’infiammazione non adeguatamente curata darà esito col tempo ad un’infezione, quindi ad un ascesso osseo. Per accertare che il paziente abbia effettivamente questa problematica dentale, visto che a volte il danno non è visibile, è necessaria una visita accurata e un esame radiologico a raggi x. Solo in questo modo sarà possibile diagnosticare l’ascesso nell’osso, praticando successivamente l’intervento endodontico.

Come possiamo capire se abbiamo un’infezione alla polpa dentaria?

Tra i sintomi caratteristici dell’infezione alla polpa troviamo:

  • dolore acuto e proteso nel tempo quando si beve/mangia una bevanda
    alimento caldo o freddo
  • dolore durante la masticazione

Inoltre se l’infiammazione degenera ulteriormente i sintomi potrebbero scomparire, anche se ciò non significa che lo stato patologico sia risolto. In questo caso probabilmente l’infezione ha raggiunto la radice del dente con la conseguente comparsa di sintomi come:

  • gonfiore alla gengiva
  • formazione di un puntino rosso o bianco, ovvero una fistola, da cui tende a uscire materiale purulento o sangue
  • gonfiore del viso
  • cambiamento del colore del dente

E’ chiaro che appena compaiono i sintomi, soprattutto quelli precedentemente descritti, è necessario rivolgersi al medico. Quando ciò accade significa che l’infiammazione è degenerata in infezione, con conseguente necrosi della polpa.

Tra i sintomi più evidenti dell’infiammazione del dente vi è l’ascesso. La sua manifestazione in forma cronica è pressoché asintomatica, se non durante la masticazione, che risulterà il più delle volte dolorosa. Questa condizione può infine causare granuloma e cisti odontogena periapicale, argomento che sarà approfondito in un prossimo articolo.

L’ausilio di farmaci specifici si rivelano utili durante la fase acuta, ovvero in seguito alla formazione dell’ascesso e durante le fasi della terapia endodontica, la devitalizzazione appunto. Il progresso in campo chirurgico odontoiatrico ha reso possibile la cura e il recupero di denti anche in caso di granulomi e cisti, cosa che in passato non era possibile. Oggi, le moderne tecniche, permettono il recupero di quasi tutti i casi, evitando la rimozione stessa del dente.

Vantaggi della Devitalizzazione

Questo tipo d’intervento presenta notevoli vantaggi per il paziente. Se effettuata correttamente e con le giuste conoscenze da parte del proprio dentista, con la devitalizzazione è possibile evitare l’estrazione di un dente, spesso fortemente danneggiato da una profonda carie o da gravi traumi.
Devitalizzare un dente:

  • permette di salvare il dente
  • l’intervento è indolore
  • cura l’infezione
  • fa passare il mal di denti

L’approfondimento continuerà nell’articolo che segue, in cui verrà analizzata la devitalizzazione dal punto di vista del dolore provocato al paziente e la terapia effettuata per questo intervento presso lo StudioComar.

 

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Terapia senza Dolore: l’odontoiatria – Parte 3

Terapia senza Dolore:
l’Odontoiatria

E’ importante per ogni studio medico, dentale o meno che sia, avere ben chiaro il concetto di “terapia del dolore”. La terapia del dolore in odontoiatria, è un insieme di metodologie il cui obiettivo è individuare, valutare e trattare il dolore. L’obiettivo, nel caso specifico, è quello di individuare la causa del dolore e fornire tempestivamente la cura con i mezzi che si reputano più opportuni.

Come preannunciato nell’articolo precedente presso lo Studio Comar è possibile ottenere il miglior risultato riguardo la salute del cavo orale e ciò grazie a metodi efficaci, particolarmente utili per affrontare l’eventuale odontofobia. Ogni intervento inizia sempre con un’analisi specifica del caso, al fine di fornire al paziente un’adeguata terapia ed evitare a quest’ultimo sofferenze e disagio.

Presso il nostro studio il paziente potrà quindi essere del tutto soddisfatto, in quanto è sempre stata nostra principale premura evitare ogni tipo di sofferenza, emotiva e fisica che sia. Proprio a questo proposito il dottor Comar ha sviluppato, nel corso dei tanti anni di attività nel settore medico-odontoiatrico, un approccio efficace ed alternativo rispetto alla concorrenza. Lo abbiamo chiamato “Protocollo Comar”.

Nel corso di questo articolo è possibile trovare gli aspetti principali che descrivono il nostro metodo. Tuttavia qualora ci fosse il desiderio di approfondire è possibile ottenere informazioni utili e dettagliate nell’articolo dedicato.

Il Protocollo Comar: aspetti generali

Al Dottor Comar sta molto a cuore il benessere del paziente. Per lui non è solamente importante che il suo paziente esca dallo studio con un bel sorriso, anche se questo non è certamente un aspetto da trascurare, ma anche che sia rilassato e perfettamente a suo agio in tutte le fasi di cura dentaria, a partire dai controlli fino all’intervento. Tra gli aspetti principali del nostro “Protocollo Comar” annoveriamo:

  • Comprendere, prima di ogni forma d’intervento, origine della paura. (che
    spesso inizia a causa di un trauma)
  • Mettere a proprio agio il paziente, ancor prima che questo possa sdraiarsi
    sulla poltrona del dentista
  • Utilizzo di una tecnica di anestesia perfezionata nel tempo, affinché il
    paziente non avverta dolore durante la pratica anestesiologica e durante tutto l’intervento
  • Chirurgia il più possibile poco invasiva, per minimizzare, aldilà dell’anestesia, il dolore provato non solo in sede d’intervento, ma anche durante il periodo di recupero che segue la pratica chirurgica

Evitare il dolore in odontoiatria secondo il Protocollo Comar

Il Protocollo Comar prevede un’analisi preventiva e specifica di ogni caso. E’ infatti necessario valutare il tipo di intervento a cui deve sottoporsi il paziente, qual è la sua percezione del dolore e di conseguenza come effettuare il/gli intervento/i. In questo modo presso lo studio il paziente potrà usufruire di svariati sistemi per prevenire ed evitare dolore, a partire dai differenti tipi di anestesia fino alla terapia farmacologica.

Inoltre proprio grazie a tali tecniche, il dottore ha molta esperienza anche con i bambini, il che rende la nostra struttura ideale per cure dentali dell’età infantile.

Nel prossimo articolo approfondiremo un particolare tipo d’intervento molto diffuso e
richiesto praticato presso lo Studio Comar, ovvero la devitalizzazione.

 

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Terapia senza Dolore: le conseguenze dell’odontofobia e come affrontare la paura – Parte 2

Terapia senza Dolore:
l’Odontofobia

Nel precedente articolo abbiamo analizzato cos’è l’odontofobia e cosa questa genera al paziente dal punto di vista comportamentale. Ovviamente, come è ormai noto ai tanti, ogni comportamento anomalo e negativo determina spiacevoli conseguenze, in questo caso sul nostro cavo orale e sui nostri denti.
Nel corso dell’articolo approfondiremo in maniera dettagliata quali sono i sintomi di un palato non curato, rendendo lapalissiano il motivo dei controlli e delle cure periodiche. Infine vedremo com’è possibile vincere definitivamente l’odontofobia, grazie ad una serie di metodi e tecniche messe in atto presso lo StudioComar.

Quali effetti produce un palato non curato?

L’effetto di maggiore rilevanza in caso di palato non curato è sempre di natura ossea. Quando il palato è in posizione corretta si definisce “parabola più o meno schiacciata” e il posizionamento delle arcate dentarie si presenta con la tipica struttura a “u”. Al contrario, un palato non curato presenta un’anomalia del posizionamento delle arcate dentarie, che quindi assume una struttura a “v”. Nel linguaggio tecnico medico questa problematica viene definita “parabola rovesciata” ed è comunemente nota come “parabola a gola di lupo”. Il termine “gola di lupo” deriva, come suggerisce il nome, dalla somiglianza che il palato assume rispetto alla dentatura del canide precedentemente citato.

Tra i sintomi più evidenti e penalizzanti per chi ne soffre vi è l’elevazione del naso, ovvero un’evidente “gobba” nasale (naso-adenoideo). A causa di questo difetto il paziente che ne soffre è soggetto a maggiore accumulo di batteri lungo il setto, il che è causa di altre problematiche più o meno invalidanti. Tra queste certamente da citare la sensibilità dell’area faringea, che comporta non soltanto predisposizione a fame d’aria e difficoltà a respirare dal naso, ma anche conseguenti patologie infiammatorie, quali faringiti e tonsilliti. Infine un’arcata superiore contratta genera difetti di chiusura della dentatura e altre problematiche connesse.

Qual è la cura?

La cura, in caso di problemi di natura ossea al palato, consiste nell’utilizzo di apparecchi, che possono essere sia fissi che mobili. Ad ogni modo sarà il dentista con l’aiuto dell’ortodontista a valutare l’intervento migliore a seconda dei casi.

Come affrontare la paura del dentista?

Alla luce delle problematiche che un palato non curato può causare è fondamentale, con le giuste accortezze, affrontare i propri dubbi, scegliendo le cure e il professionista migliore per sé. E’ certamente possibile valutare alcuni aspetti di base. Tra questi vi è certamente la scelta accurata del dentista, in modo che quest’ultimo possa dare fiducia e possa mettere a proprio agio il paziente.

Inoltre è importante dare il giusto valore alla comunicazione. Un dentista aperto al dialogo, sensibile ed empatico nei confronti dei suoi clienti, è di grande utilità per costruire un rapporto sano tra le parti. In questo caso il paziente potrà porre prima di ogni intervento, tutte le domande necessarie, al fine di sanare e metabolizzare dubbi e angosce maturate nel corso del tempo. Altro aspetto che non dovrà essere trascurato è l’ambiente, che deve essere progettato per garantire ai clienti sicurezza, tranquillità e relax.

Queste qualità e molte altre è possibile ritrovarle presso il nostro studio dentistico. Nel prossimo articolo verrà infatti approfondito il nostro “Protocollo Comar”. Si tratta di un metodo che il dottor Comar ha studiato e sperimentato nei tanti anni di attività, un esempio di esperienza ed affidabilità, fondamentale per contrastare l’odontofobia e le problematiche a essa connesse.

 

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