odontofobia

Laser in Odontoiatria: curare la carie con la laserterapia – Parte 3

Laser in Odontoiatria:

Curare la carie con la laserterapia – Parte 3

Molte persone sono propense a evitare e saltare per lungo tempo le sedute dal dentista. Ciò avviene soprattutto per paura di subire dolore a causa della strumentazione adoperata. Tale situazione si palesa in maniera preponderante quando si parla di una carie: per curarla infatti è necessario l’utilizzo di uno strumento che a molti incute vero e proprio terrore, ovvero il trapano.

Tuttavia l’evoluzione e il progresso sociale ci hanno portati a numerose invenzioni che ci consentono di curare una carie, qualsiasi sia il suo stato, senza dolore o particolare fastidio da parte del paziente. Oggi infatti il vecchio e poco apprezzato trapano è stato sostituito dal laser, una tecnologia usata ormai in numerosi campi medici e che sta riscuotendo sempre più successo. In particolare, nel caso della carie, il laser permette di asportare la materia malata del dente al pari di un qualsiasi trapano, evitando però lo svantaggio più importante che quest’ultimo porta con sé, ovvero il dolore, più o meno importante, durante tutta la seduta e, di conseguenza, l’utilizzo di farmaci anestetizzanti per attutirlo. Inoltre, come ribadito negli articoli precedenti inerenti alle due principali tipologie di laser, a neodimio e a erbio, la laserterapia applicata alla cura delle carie si dimostra perfetta in pedodozia, per interventi di natura chirurgica rivolta a bambini.

L’articolo è un utile approfondimento per comprendere meglio tutto ciò che riguarda la laserterapia applicata alla cura delle carie. Capiremo come avviene, come si svolge la rimozione di una carie con laserterapia, quali sono i vantaggi, i benefici di cui un paziente può giovare, e quali sono i tempi di guarigione. Infine l’ultimo paragrafo è interamente dedicato all’applicazione del nostro #ProtocolloComar a tale tipologia di intervento.

Come viene curata una carie con tecnica a laserterapia?

Una carie può essere certamente curata con laserterapia. Si utilizza il laser a erbio, il quale consente di operare su tessuti duri, ovvero sul dente stesso. Si procede rimuovendo tutta la parte malata, il tessuto carioso, strato per strato, fino a pulizia ultimata. A volte, nei casi più complessi, è necessario terminare una seduta di laserterapia di una carie effettuando una leggera rifinitura con il trapano classico. Il vantaggio è che, anche in tali circostanze, il trapano verrà utilizzato solo per i passaggi finali dell’intervento. A seguito della rimozione della carie si procede sterilizzando la superficie trattata e procedendo con l’otturazione della cavità, formata a seguito della pulizia del dente. Tale operazione viene effettuata con l’ausilio di particolare materiale, come già citato negli approfondimenti precedenti. Per quanto riguarda i tempi di guarigione un intervento su carie eseguito con laserterapia non comporta nessuna differenza rispetto al metodo classico. Al termine della seduta infatti il dente può essere adoperato per la masticazione, senza alcun tempo di attesa e senza alcuna terapia farmacologica.

Vantaggi ottenuti curando la carie con laserterapia

Curare una carie mediante l’ausilio di strumentazione laser assicura numerosi vantaggi rispetto al metodo tradizionale, che comporta l’utilizzo del trapano. In seguito un breve elenco ci aiuta a fare chiarezza su quelli principali:

  • Quando l’intervento non è particolarmente complesso, ad esempio in caso di carie lieve o superficiale, è possibile procedere senza l’ausilio di terapia anestetizzante o farmaci.
  • Il paziente non prova particolare dolore o fastidio durante l’intera seduta.
  • Trattare con laserterapia una carie in pedodonzia (interventi di natura chirurgica sui bambini) è la scelta migliore, in quanto evita condizioni di dolore, di fastidio o di paura, spesso presente quando viene utilizzato il trapano.

L’intero intervento viene portato a termine in tempi più rapidi, in quando non sono necessarie interruzioni dovute a condizioni di malessere e fastidio provate dal paziente.

Protocollo Comar applicato ad un intervento di rimozione di una carie con laserterpia

Aspetto fondamentale da ricordare è che l’utilizzo di tale tecnologia per la cura delle carie garantisce al paziente qualcosa che noi ci auspichiamo da sempre, ovvero “l’assenza di dolore e il minimo disturbo”. Tuttavia le attenzioni che intendiamo rivolgere a chi ci dà fiducia sono diverse. Usare strumentazione medica specifica come un dispositivo laser a erbio presume esperienza e competenza. La manualità dei nostri operatori nella gestione degli strumenti di laserterapia garantisce massima efficacia e soluzioni definitive al problema della carie. Ma la nostra affidabilità non si limita a questo: dedichiamo molta attenzione ad ogni domanda e dubbio dei nostri pazienti, analizzando singolarmente ogni caso e offrendo il meglio per ciascuno di loro. #ProtocolloComar significa proprio questo: professionalità, rispetto e passione, per ogni nostro agire.

 

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Laser in Odontoiatria: il laser a erbio – Parte 2

Laser in Odontoiatria:

Il laser a erbio – Parte 2

Come già ribadito nell’articolo precedente, riguardo il laser a neodimio, l’utilizzo della laserterapia in campo odontoiatrico è una risorsa davvero preziosa. Negli ultimi tempi infatti, sta avvicinando molte persone odontofobiche sulla strada della prevenzione e della salute del proprio cavo orale, in quanto viene meno il timore di provare dolore in seguito all’utilizzo degli strumenti classici del dentista, primi fra tutti il bisturi e il trapano. Anche il laser a erbio, come il laser a neodimio, permette una riduzione drastica degli stati dolorosi, durante e dopo l’intervento, e assicura tempi di guarigione nettamente inferiori e rapidi. I vantaggi dell’utilizzo del laser a erbio sono davvero molti, tra questi possiamo citare il fatto che, nella quasi totalità dei casi, non è necessario l’utilizzo dell’anestesia, come al contrario accade con il tradizionale intervento con i bisturi o con i manipoli (trapani odontoiatrici). Inoltre, proprio per il suo essere poco doloroso, risulta perfetto in pedodonzia, in caso di otturazioni o di interventi chirurgici su pazienti bambini.

Grazie a questo articolo il lettore potrà fare chiarezza in merito al laser a erbio. Capiremo nel dettaglio cos’è, come viene utilizzato e per quali tipologie di intervento è migliore. Segue un focus interamente dedicato ai vantaggi e ai benefici, di cui il paziente può giovare durante la seduta operatoria e durante il periodo di guarigione, potendo così compiere una valutazione oggettiva delle maggiori differenze con i metodi d’intervento classico. Infine le righe finali sono dedicate all’aspetto che più ci contraddistingue dalla concorrenza, il nostro #ProtocolloComar, in particolare quando viene applicato su interventi svolti con l’utilizzo di questo specifico strumento.

Cos’è il laser a erbio?

Il laser a erbio/yag è uno strumento straordinario che consente, in campo odontoiatrico, di operare direttamente anche sui tessuti duri, in altre parole sul dente stesso, al contrario del laser a neodimio, che viene adoperato solo su tessuto molle. La sua principale azione è quella di praticare l’asportazione del tessuto, strato per strato, ed è spesso utilizzato in casi di ablazione, di rimozione di materiale carioso e su tessuti molli. Può essere adoperato anche in caso di sbiancamento dentale. Tuttavia il laser a erbio è ad oggi poco adoperato per tale funzione, in quanto esistono metodi di trattamento dello smalto dei denti più moderni e efficaci.

Come nel caso del laser a neodimio, anche con il laser a erbio è possibile modulare la potenza d’azione, usufruendo di funzioni differenti e adatte allo specifico caso. Il fascio luminoso del laser può quindi essere più forte o più debole a seconda di ciò che si vuole effettuare: maggiore sarà la potenza, maggiore la capacità di asportazione del tessuto da rimuovere, ad esempio una carie o parte di tessuto molle.

Vantaggi ottenuti dall’utilizzo del laser a erbio

I benefici di cui il paziente può giovare durante e dopo un intervento effettuato con il laser a erbio sono diversi. In seguito è possibile trovare un elenco che riassume i principali:

  • Se l’intervento non è particolarmente complesso, ad esempio una carie semplice, si può operare senza l’ausilio di terapia anestetizzante o farmaco.
  • Il paziente vive la seduta in maniera meno dolorosa e fastidiosa.
  • I tempi di guarigione dei tessuti molli (gengive, mucosa e neoformazioni del cavo orale) risultano più rapidi e di facile gestione, in quanto vi è assenza di dolore.

È un tipo di trattamento molto adatto in pedodonzia (interventi di natura chirurgica sui bambini), soprattutto in caso di carie, in quanto il paziente non percepisce dolore, fastidio o paura dovuta all’utilizzo del classico trapano.

Protocollo Comar applicato ad interventi con laser a erbio/yag

Per ogni tipologia di operazione praticata presso il nostro Studio, che sia esso un intervento con metodo tradizionale o un trattamento con laserterapia, l’applicazione del #ProtocolloComar risulta una certezza, una costante dal quale non si può prescindere. Il fatto che un intervento con laser a erbio garantisca “assenza di dolore e minimo disturbo”, non esclude la nostra professionalità e i migliori riguardi nei confronti dei pazienti. Ogni agire infatti mette al centro i loro interessi e le loro esigenze e ogni caso è trattato singolarmente, valutando con cura e attenzione le procedure più adatte. Ciò è possibile anche grazie ai nostri operatori, il nostro team, composto da persone competenti e affidabili, che hanno maturato negli anni l’esperienza necessaria per maneggiare tale specifica strumentazione.

 

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Laserterapia in Odontoiatria: il laser a neodimio – Parte 1

Laserterapia in Odontoiatria: 

Il laser a neodimio – Parte 1

L’utilizzo della laserterapia in campo odontoiatrico è ormai sempre più diffusa e risulta molto vantaggiosa per tutti quei pazienti che soffrono di odontofobia, in altre parole della paura per i classici strumenti da dentista, come i bisturi e i trapani, ma soprattutto della paura di provare dolore, dal momento in cui si inizia la terapia, fino alla completa guarigione. Grazie alla strumentazione laser qualsiasi trattamento effettuato, ad esempio un intervento di natura conservativa (otturazione), chirurgica o di pedodonzia, quindi a contatto diretto con i bambini, risulterà molto meno doloroso e confortevole per il paziente durante tutta la seduta, con tempi di guarigione decisamente più rapidi rispetto alle tecniche tradizionali.

Esistono due diverse tipologie di laser utilizzate in campo odontoiatrico. Si tratta del laser a neodimio/yag e del laser ad erbio/yag. In particolare l’articolo è un approfondimento riguardo il primo degli strumenti medicali appena citati. Analizzeremo tutti i suoi aspetti più determinanti, cos’è il laser a neodimio, qual è la sua funzione e il suo utilizzo, in altre parole in quali casi si rivela efficace e risolutivo, ma soprattutto quali sono i vantaggi e i benefici per il paziente, sempre con un occhio di riguardo a ciò che distingue il nostro Studio dalla concorrenza, ovvero il #ProtocolloComar.

Cos’è la laserterapia a neodimio?

La laserterapia effettuata con laser a neodimio/yag è forse una delle invenzioni più rilevanti in campo medico, in quanto consente di effettuare interventi di natura chirurgica e non, talvolta anche molto invasivi, senza provare particolare dolore o fastidio, spesso totalmente assenti, e con tempi di guarigione più rapidi. Questo perché con laser a neodimio si opera sui tessuti molli (gengive) e non vengono né praticate incisioni, né tantomeno suture al termine dell’intervento.

Tale strumento medico permette inoltre di modulare la sua potenza d’azione. È infatti possibile intervenire nel cavo orale del paziente in modi differenti. Con una potenza bassa è un utile biostimolatore dei tessuti, in quanto possiede un effetto stimolante per la loro rigenerazione e per la riproduzione cellulare. Inoltre, sempre con bassa potenza, viene adoperato anche per la sua azione sterilizzante. Con potenza alta, al contrario, è un perfetto sostituto del bisturi tradizionale: è in grado di recidere, di “tagliare” il tessuto molle su cui è necessario intervenire, senza creare ferite e con una coagulazione rapida e contestuale.

Vantaggi ottenuti dall’utilizzo di laser a neodimio

I vantaggi ottenuti da una seduta di laserterapia con laser a neodimio possono essere così riassunti:

  • È meno doloroso rispetto al tradizionale intervento con bisturi classico. In alcuni casi, se la soglia di dolore del paziente non risulta eccessivamente bassa, basterà l’applicazione locale di una pomata anestetizzante, senza l’uso di ulteriori farmaci e anestesie.
  • Crea emostasi e non necessita di suture post intervento.
  • La guarigione è più rapida, di norma completa dopo 7/8 giorni, e quasi del tutto priva di dolore e fastidio.

Inoltre è possibile, in casi selezionati, utilizzarlo per la cura di parodontite nell’adulto (piorrea), ottenendo una guarigione migliore rispetto agli interventi chirurgici classici, con l’ulteriore vantaggio della rigenerazione (ricrescita) dell’osso, il tutto senza dolori né durante né dopo la seduta operatoria.

Protocollo Comar quando si effettuano interventi con laser a neodimio/yag

Nonostante la stessa tipologia d’intervento escluda la possibilità di dolore e minimo disturbo, anche in tal caso il nostro #ProtocolloComar viene applicato in modo serio e nel totale rispetto del paziente e delle sue necessità. Protocollo Comar infatti non significa solo “assenza di dolore e minimo disturbo”, ma è anche sinonimo di esperienza e di professionalità. I nostri operatori sono persone competenti e affidabili, con elevata manualità nella gestione della strumentazione specifica. Ogni paziente è accompagnato con premura e attenzione durante tutte le fasi di intervento, dalla visita pre operatoria a quella di controllo finale. Siamo inoltre disponibili a rispondere ad ogni domanda che ci viene posta e a dare rassicurazioni rispetto tutte le operazioni che verranno effettuate, al fine di infondere nei pazienti sicurezza e fiducia.

 

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Terapia senza Dolore: chirurgia endodontica senza dolore o con minimo disturbo – Parte 11

Terapia senza dolore:

chirurgia endodontica senza dolore o con minimo disturbo

Durante una seduta di chirurgia endodontica la terapia del dolore risulta fondamentale, al fine di evitare dolori al paziente. La chirurgia endodontica è l’unico tipo di intervento possibile in caso d’infiammazione all’apice della radice del dente. Questo tipo d’intervento viene praticato quando una comune devitalizzazione, un trattamento canalare, non è sufficiente a risolvere il problema.

La lettura fornisce spunti e spiegazioni chiari in merito al tema della chirurgia endodontica, analizzando cosa comporta tale intervento e come esso viene praticato sul dente compromesso. Infine il paragrafo finale verrà dedicato alla terapia del dolore applicata a questo genere d’intervento, secondo quando stabilito e brevettato dal #ProtocolloComar.

Quando viene effettuata la chirurgia endodontica

Come abbiamo citato nel paragrafo introduttivo, la chirurgia endodontica viene effettuata quando lo stato infiammatorio/infettivo deve essere bloccato. La chirurgia endodontica evita l’estrazione definitiva del dente e i danni che quest’ultimo causerebbe, senza un trattamento adeguato, all’osso circostante e alla generale salute del paziente.

In tali situazioni la devitalizzazione, ovvero l’asportazione dei vasi, della polpa e dei nervi del dente tramite trattamento canalare, non risulta sufficiente, in quanto lo stato infiammatorio dentale ha già causato la formazione di granuloma o cisti periapicali, a seconda dello stato evolutivo della patologia.

 

Tali formazioni patologiche sono il risultato di una polpa in stato necrotico e se non asportate possono comportare ulteriori complicanze a denti e tessuti ossei adiacenti. Inoltre verrebbero compromesse anche le strutture anatomiche circostanti, quali quelle seno-mascellari e nervo-mandibolari.

Come viene effettuato un intervento di endodonzia

Compresa l’impossibilità di curare tale stadio infiammatorio del dente tramite terapia farmacologica e strumentazione specifica per devitalizzazione, il dentista procede, in accordo con il paziente, con la chirurgia endodontica. Consiste in due fasi:
l’anestesia e l’apicectomia.

Prima di iniziare con l’intervento viene effettuata l’anestesia completa, affinché il paziente non senta dolore durante tutta la pratica chirurgica. Segue la fase di apicectomia, la parte più rappresentativa di questo genere di operazione. Il dentista procede praticando un accesso nella gengiva e nell’osso, asportando parte del tessuto osseo e lasciando esposta la radice infetta. A questo punto la formazione patologica, che sia essa una cisti o un granuloma, viene completamente rimossa. L’ultima operazione consiste nella suturazione della gengiva.

Terapia del dolore della chirurgia endodontica

La terapia del dolore, anche in caso di chirurgia endodontica, viene effettuata secondo i dettami del #ProtocolloComar. Esso è fondamentale per dare la garanzia al paziente di assenza di dolore o minimo disturbo. La prima fase a cui il paziente viene sottoposto è l’anestesia completa, i cui effetti dureranno per tutto il decorso dell’intervento.

Presso il nostro Studio è possibile svolgere la seduta di chirurgia endodontica tramite specifica strumentazione laser, con la quale verranno eliminati sia la parte di radice compromessa sia i tessuti ossei in stato patologico (cisti o granuloma). Tale tipo d’intervento consente di avere la minor reazione dei tessuti trattati e meno sofferenza a seguito dell’operazione. Inoltre se il caso lo richiede, il dentista propone l’uso di trattamenti farmacologici mirati, al fine di evitare malesseri e fastidi.

Per avere ulteriori informazioni su questa argomentazione o di qualsiasi altro genere, non esitare nel contattarci.

 

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Terapia senza Dolore: chirurgia estrattiva senza dolore o con minimo disturbo – Parte 10

Terapia senza dolore:

chirurgia estrattiva senza dolore o con minimo disturbo

Nella maggior parte dei casi l’odontofobia di un paziente (detta in termini più comuni “la paura del dentista”) è causata dalla preoccupazione di provare forti dolori durante e dopo un intervento. Lo StudioComar conosce molto bene questa problematica e nel corso degli anni ha messo a punto un sistema che permette a tutti i suoi pazienti di non provare dolore, prima, dopo e durante una seduta di chirurgia orale. La terapia del dolore è un fatto serio, da non trascurare: il Protocollo Comar dà a questo aspetto particolare importanza, al fine di mettere a proprio agio ogni paziente, dal momento in cui entra per la prima volta in studio fino al completamento della terapia.

La chirurgia orale si suddivide in quattro macro categorie: la chirurgia estrattiva, la chirurgia endodontica, la chirurgia implantologica e quella ricostruttiva – rigenerativa.
In questo articolo avremo modo di approfondire la prima categoria di questa lista: faremo un’analisi delle sue principali caratteristiche, proseguendo con un focus riguardo la terapia del dolore ad essa applicata.

La chirurgia estrattiva

La chirurgia estrattiva è quella maggiormente praticata e diffusa. Come suggerisce il nome grazie a questo tipo di intervento il dente compromesso, danneggiato per varie ragioni, viene “estratto”, tolto mediante l’ausilio di strumenti specifici. In caso di necessità il dentista può scegliere insieme al paziente di operare con tecnica estrattiva anche più di un dente, in una o più sedute. Tale intervento viene effettuato in caso di:

  • denti inclusi o semi inclusi nel tessuto osseo (ad esempio i denti del giudizio o i canini inclusi) che senza estrazione creerebbero fastidi e patologie varie
  • denti compromessi a causa di forti patologie e infiammazioni, non recuperabili mediante devitalizzazione, chirurgia endodontica e terapie medico-farmacologiche
  • denti sovrannumerari, denti in più rispetto alla norma che non dovrebbero essere presenti nelle arcate dentali, i quali creano disagio e fastidio
  • denti decidui (detti nel linguaggio comune “denti da latte”) per cui non c’è stata una spontanea caduta o che non possono essere curati con altre forme d’intervento (con devitalizzazione ad esempio)

Come avviene l’estrazione di un dente

Questa tecnica chirurgica si compone di tre passaggi: l’anestesia, la lussazione e infine l’estrazione stessa. Prima di procedere con qualsiasi tipo di chirurgia orale è fondamentale praticare al paziente l’anestesia. In questo caso si procederà con anestesia locale, affinché il paziente non senta dolore per tutta la durata dell’intervento.

Quando l’area d’interesse sarà “addormentata” si procede con la pratica di lussazione. Per far ciò il dentista si servirà di particolari strumenti, allo scopo di smuovere il dente compromesso e “staccarlo” dal tessuto osseo, il quale lo tiene ancorato al cavo orale. L’ultima operazione che il dentista effettuerà è l’estrazione. Il dente, ora completamente mobile, potrà essere asportato con l’ausilio di apposita strumentazione chirurgica.

Terapia del dolore in chirurgia estrattiva

Grazie al Protocollo Comar il paziente potrà vivere la propria seduta di chirurgia estrattiva con il massimo relax possibile. Il dentista sceglierà la terapia migliore per tutte le fasi dell’intervento; prima, dopo e durante la seduta chirurgica. Il primo passaggio da effettuare è l’anestesia, affinché il paziente possa vivere il decorso chirurgico in maniera del tutto asintomatica. Durante l’intervento il dentista procederà “scollando” il dente dall’osso e rimuovendo in seguito lo stesso grazie all’utilizzo di strumentazione specifica.

Il Protocollo Comar viene seguito in modo dettagliato soprattutto durante l’intervento: lo specialista praticherà ogni movimento per la rimozione del dente evitando, per quanto possibile, la frattura della radice e la lacerazione dei tessuti. Grazie a questi piccoli accorgimenti si potrà minimizzare la sofferenza a seguito dell’operazione chirurgica. Infine, in caso di dolore forte e disturbi post operatori, il dentista potrà fornire al paziente una terapia farmacologica mirata.

Per avere ulteriori informazioni su questa argomentazione o di qualsiasi altro genere, non esitare nel contattarci.

 

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Terapia senza Dolore: la devitalizzazione – Parte 5

Terapia senza Dolore:
la Devitalizzazione

Nell’articolo precedente, di cui si consiglia la lettura nel caso si volesse approfondire il contenuto, abbiamo parlato della devitalizzazione in base alle cause che la rendono necessaria, ovvero i forti traumi, la carie e simili. Abbiamo inoltre compreso che queste condizioni patologiche possono generare stato infiammatorio a livello più o meno locale, causando gravi danni alla polpa dentale.

Devitalizzare un dente in questo caso può risultare la scelta vincente, per evitare che la condizione della nostra bocca peggiori, con conseguente formazione di granuloma, cisti (di cui è presente sul sito un approfondimento dedicato) e altre complicazioni alle strutture prossimali, cioè l’estrazione e la perdita definitiva del dente in questione.

In questo articolo vedremo nel dettaglio come viene eseguito un intervento di devitalizzazione, considerando che viene sempre eseguita dopo ad un’attenta valutazione dello stato patologico della polpa dentale, che può risultare più o meno infiammata e quindi ancora in parte vitale, oppure necrotica, quindi totalmente morta.

Come avviene una devitalizzazione?

Durante un intervento di devitalizzazione, quindi endodontico, nella parte interna del dente, viene effettuata l’asportazione del contenuto del canale del nervo, ovvero la polpa dentale. Essa, come precedentemente citato, può risultare vitale, e quindi presentare uno stato infiammatorio più o meno elevato, oppure essere necrotica, morta. L’estrazione della polpa viene eseguita dall’interno del dente fino all’apice estremo, attraverso l’ausilio di appositi strumenti.

Le fasi del trattamento di devitalizzazione

L’intervento viene eseguito in quattro passaggi, che includono l’allargamento del canale, la sterilizzazione dello stesso e l’asciugatura. Compiuto questo terzo passaggio l’odontoiatra procederà riempiendo sia il canale principale, sia gli eventuali canaletti minori (detti in linguaggio tecnico-dentistico “canali laterali”) comunicanti con l’esterno, con specifico materiale termoplastico.

Presso lo StudioComar, quest’ultimo passaggio viene semplificato e spiegato al paziente con il termine “vulcanizzazione”, in quanto il procedimento di riempimento finale ha il preciso scopo di riempire e sigillare completamente i vari canali del dente su cui si effettua l’operazione.

Per evitare future fratture del dente è necessario rivestire lo stesso con una “capsula”. In altre parole l’odontoiatra dovrà limare lo smalto esterno del dente e quindi ripristinarlo a forma originaria con materiale specifico, normalmente a base di metallo, metallo – ceramica o zirconia.

Quanto può durare un intervento di devitalizzazione?

La durata dell’intervento è variabile a seconda dei casi. Esso può durare dai 30 ai 90 minuti. In quest’arco temporale bisogna calcolare vari aspetti, tra cui la sensibilità del paziente e il numero di sedute necessarie affinché l’intera procedura sia portata a termine.

Effetti positivi post intervento

E’ da ricordare che tramite la devitalizzazione non solo il dente può essere “salvato”, evitando quindi nel 99% dei casi l’estrazione dello stesso, ma anche che lo stato
infiammatorio degeneri, causando non solo la necrosi della polpa, ma anche infezioni di varia natura e altre patologie connesse. Per questa ragione si consiglia di effettuare regolari controlli dal dentista, soprattutto se si avvertono dolori e fastidi.

Nel prossimo articolo verrà approfondita proprio questa tematica, ovvero la possibilità che si formino granulomi e cisti, nel caso in cui si trascuri un dente che deve essere devitalizzato.

 

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Terapia senza Dolore: la devitalizzazione e l’infezione del dente – Parte 4

Terapia senza Dolore:
la Devitalizzazione e l’infezione del Dente

Tra gli interventi maggiormente praticati per il benessere del nostro sorriso vi è certamente la devitalizzazione. A volte il paziente necessita in tempi brevi di effettuare questa operazione, in quanto, le condizioni e le patologie che la richiedono, provocano molto dolore.

La devitalizzazione, nota anche nel gergo medico odontoiatrico con il termine “endodonzia”, è uno degli interventi dentali maggiormente diffusi e praticati. Si può comprendere al meglio la tipologia d’intervento analizzando la sua origine semantica. La parola “endodonzia” deriva dal greco “endo”, che significa “dentro”, e “odontos” che significa “dente”. Da ciò possiamo dedurre che l’attività chirurgica in questione avviene all’interno del dente.

Nell’articolo verrà compiuto un approfondimento in merito a questa pratica, compiendo una successiva analisi dei metodi impiegati presso lo studio per evitare dolore al paziente.

Si ricorda inoltre, per avere un quadro chiaro degli interventi dello StudioComar, di leggere gli articoli dedicati all’odontofobia e l’odontoiatria con terapia del dolore.

Quando è necessario effettuare una devitalizzazione?

La devitalizzazione si dimostra necessaria quando la polpa dentaria, ovvero il tessuto molle presente all’interno del dente, risulta particolarmente dolorante. Ciò è il segnale che vi è in corso un’infiammazione, che nei casi peggiori può trasformarsi in infezione. Le cause per cui un dente s’infiamma o s’infetta possono essere diverse, tra cui:

  • una carie profonda
  • interventi dentistici ripetuti
  • dente scheggiato o rotto derivante da un trauma

Un dente che presenta tali condizioni, che quindi è segnato da un forte trauma, può causare molto dolore o non provocare alcun sintomo al paziente. In caso di sensazione di dolore la cura con antidolorifici può certamente dare sollievo, ma solo temporaneamente. Questo perché un dente traumatizzato presenta al suo interno una polpa dentale in stato necrotico. Essendo dunque questa parte morta non la causa del dolore, tuttavia è la condizione ideale per l’originarsi dello stato infiammatorio. L’infiammazione non adeguatamente curata darà esito col tempo ad un’infezione, quindi ad un ascesso osseo. Per accertare che il paziente abbia effettivamente questa problematica dentale, visto che a volte il danno non è visibile, è necessaria una visita accurata e un esame radiologico a raggi x. Solo in questo modo sarà possibile diagnosticare l’ascesso nell’osso, praticando successivamente l’intervento endodontico.

Come possiamo capire se abbiamo un’infezione alla polpa dentaria?

Tra i sintomi caratteristici dell’infezione alla polpa troviamo:

  • dolore acuto e proteso nel tempo quando si beve/mangia una bevanda
    alimento caldo o freddo
  • dolore durante la masticazione

Inoltre se l’infiammazione degenera ulteriormente i sintomi potrebbero scomparire, anche se ciò non significa che lo stato patologico sia risolto. In questo caso probabilmente l’infezione ha raggiunto la radice del dente con la conseguente comparsa di sintomi come:

  • gonfiore alla gengiva
  • formazione di un puntino rosso o bianco, ovvero una fistola, da cui tende a uscire materiale purulento o sangue
  • gonfiore del viso
  • cambiamento del colore del dente

E’ chiaro che appena compaiono i sintomi, soprattutto quelli precedentemente descritti, è necessario rivolgersi al medico. Quando ciò accade significa che l’infiammazione è degenerata in infezione, con conseguente necrosi della polpa.

Tra i sintomi più evidenti dell’infiammazione del dente vi è l’ascesso. La sua manifestazione in forma cronica è pressoché asintomatica, se non durante la masticazione, che risulterà il più delle volte dolorosa. Questa condizione può infine causare granuloma e cisti odontogena periapicale, argomento che sarà approfondito in un prossimo articolo.

L’ausilio di farmaci specifici si rivelano utili durante la fase acuta, ovvero in seguito alla formazione dell’ascesso e durante le fasi della terapia endodontica, la devitalizzazione appunto. Il progresso in campo chirurgico odontoiatrico ha reso possibile la cura e il recupero di denti anche in caso di granulomi e cisti, cosa che in passato non era possibile. Oggi, le moderne tecniche, permettono il recupero di quasi tutti i casi, evitando la rimozione stessa del dente.

Vantaggi della Devitalizzazione

Questo tipo d’intervento presenta notevoli vantaggi per il paziente. Se effettuata correttamente e con le giuste conoscenze da parte del proprio dentista, con la devitalizzazione è possibile evitare l’estrazione di un dente, spesso fortemente danneggiato da una profonda carie o da gravi traumi.
Devitalizzare un dente:

  • permette di salvare il dente
  • l’intervento è indolore
  • cura l’infezione
  • fa passare il mal di denti

L’approfondimento continuerà nell’articolo che segue, in cui verrà analizzata la devitalizzazione dal punto di vista del dolore provocato al paziente e la terapia effettuata per questo intervento presso lo StudioComar.

 

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Terapia senza Dolore: l’odontoiatria – Parte 3

Terapia senza Dolore:
l’Odontoiatria

E’ importante per ogni studio medico, dentale o meno che sia, avere ben chiaro il concetto di “terapia del dolore”. La terapia del dolore in odontoiatria, è un insieme di metodologie il cui obiettivo è individuare, valutare e trattare il dolore. L’obiettivo, nel caso specifico, è quello di individuare la causa del dolore e fornire tempestivamente la cura con i mezzi che si reputano più opportuni.

Come preannunciato nell’articolo precedente presso lo Studio Comar è possibile ottenere il miglior risultato riguardo la salute del cavo orale e ciò grazie a metodi efficaci, particolarmente utili per affrontare l’eventuale odontofobia. Ogni intervento inizia sempre con un’analisi specifica del caso, al fine di fornire al paziente un’adeguata terapia ed evitare a quest’ultimo sofferenze e disagio.

Presso il nostro studio il paziente potrà quindi essere del tutto soddisfatto, in quanto è sempre stata nostra principale premura evitare ogni tipo di sofferenza, emotiva e fisica che sia. Proprio a questo proposito il dottor Comar ha sviluppato, nel corso dei tanti anni di attività nel settore medico-odontoiatrico, un approccio efficace ed alternativo rispetto alla concorrenza. Lo abbiamo chiamato “Protocollo Comar”.

Nel corso di questo articolo è possibile trovare gli aspetti principali che descrivono il nostro metodo. Tuttavia qualora ci fosse il desiderio di approfondire è possibile ottenere informazioni utili e dettagliate nell’articolo dedicato.

Il Protocollo Comar: aspetti generali

Al Dottor Comar sta molto a cuore il benessere del paziente. Per lui non è solamente importante che il suo paziente esca dallo studio con un bel sorriso, anche se questo non è certamente un aspetto da trascurare, ma anche che sia rilassato e perfettamente a suo agio in tutte le fasi di cura dentaria, a partire dai controlli fino all’intervento. Tra gli aspetti principali del nostro “Protocollo Comar” annoveriamo:

  • Comprendere, prima di ogni forma d’intervento, origine della paura. (che
    spesso inizia a causa di un trauma)
  • Mettere a proprio agio il paziente, ancor prima che questo possa sdraiarsi
    sulla poltrona del dentista
  • Utilizzo di una tecnica di anestesia perfezionata nel tempo, affinché il
    paziente non avverta dolore durante la pratica anestesiologica e durante tutto l’intervento
  • Chirurgia il più possibile poco invasiva, per minimizzare, aldilà dell’anestesia, il dolore provato non solo in sede d’intervento, ma anche durante il periodo di recupero che segue la pratica chirurgica

Evitare il dolore in odontoiatria secondo il Protocollo Comar

Il Protocollo Comar prevede un’analisi preventiva e specifica di ogni caso. E’ infatti necessario valutare il tipo di intervento a cui deve sottoporsi il paziente, qual è la sua percezione del dolore e di conseguenza come effettuare il/gli intervento/i. In questo modo presso lo studio il paziente potrà usufruire di svariati sistemi per prevenire ed evitare dolore, a partire dai differenti tipi di anestesia fino alla terapia farmacologica.

Inoltre proprio grazie a tali tecniche, il dottore ha molta esperienza anche con i bambini, il che rende la nostra struttura ideale per cure dentali dell’età infantile.

Nel prossimo articolo approfondiremo un particolare tipo d’intervento molto diffuso e
richiesto praticato presso lo Studio Comar, ovvero la devitalizzazione.

 

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Terapia senza Dolore: le conseguenze dell’odontofobia e come affrontare la paura – Parte 2

Terapia senza Dolore:
l’Odontofobia

Nel precedente articolo abbiamo analizzato cos’è l’odontofobia e cosa questa genera al paziente dal punto di vista comportamentale. Ovviamente, come è ormai noto ai tanti, ogni comportamento anomalo e negativo determina spiacevoli conseguenze, in questo caso sul nostro cavo orale e sui nostri denti.
Nel corso dell’articolo approfondiremo in maniera dettagliata quali sono i sintomi di un palato non curato, rendendo lapalissiano il motivo dei controlli e delle cure periodiche. Infine vedremo com’è possibile vincere definitivamente l’odontofobia, grazie ad una serie di metodi e tecniche messe in atto presso lo StudioComar.

Quali effetti produce un palato non curato?

L’effetto di maggiore rilevanza in caso di palato non curato è sempre di natura ossea. Quando il palato è in posizione corretta si definisce “parabola più o meno schiacciata” e il posizionamento delle arcate dentarie si presenta con la tipica struttura a “u”. Al contrario, un palato non curato presenta un’anomalia del posizionamento delle arcate dentarie, che quindi assume una struttura a “v”. Nel linguaggio tecnico medico questa problematica viene definita “parabola rovesciata” ed è comunemente nota come “parabola a gola di lupo”. Il termine “gola di lupo” deriva, come suggerisce il nome, dalla somiglianza che il palato assume rispetto alla dentatura del canide precedentemente citato.

Tra i sintomi più evidenti e penalizzanti per chi ne soffre vi è l’elevazione del naso, ovvero un’evidente “gobba” nasale (naso-adenoideo). A causa di questo difetto il paziente che ne soffre è soggetto a maggiore accumulo di batteri lungo il setto, il che è causa di altre problematiche più o meno invalidanti. Tra queste certamente da citare la sensibilità dell’area faringea, che comporta non soltanto predisposizione a fame d’aria e difficoltà a respirare dal naso, ma anche conseguenti patologie infiammatorie, quali faringiti e tonsilliti. Infine un’arcata superiore contratta genera difetti di chiusura della dentatura e altre problematiche connesse.

Qual è la cura?

La cura, in caso di problemi di natura ossea al palato, consiste nell’utilizzo di apparecchi, che possono essere sia fissi che mobili. Ad ogni modo sarà il dentista con l’aiuto dell’ortodontista a valutare l’intervento migliore a seconda dei casi.

Come affrontare la paura del dentista?

Alla luce delle problematiche che un palato non curato può causare è fondamentale, con le giuste accortezze, affrontare i propri dubbi, scegliendo le cure e il professionista migliore per sé. E’ certamente possibile valutare alcuni aspetti di base. Tra questi vi è certamente la scelta accurata del dentista, in modo che quest’ultimo possa dare fiducia e possa mettere a proprio agio il paziente.

Inoltre è importante dare il giusto valore alla comunicazione. Un dentista aperto al dialogo, sensibile ed empatico nei confronti dei suoi clienti, è di grande utilità per costruire un rapporto sano tra le parti. In questo caso il paziente potrà porre prima di ogni intervento, tutte le domande necessarie, al fine di sanare e metabolizzare dubbi e angosce maturate nel corso del tempo. Altro aspetto che non dovrà essere trascurato è l’ambiente, che deve essere progettato per garantire ai clienti sicurezza, tranquillità e relax.

Queste qualità e molte altre è possibile ritrovarle presso il nostro studio dentistico. Nel prossimo articolo verrà infatti approfondito il nostro “Protocollo Comar”. Si tratta di un metodo che il dottor Comar ha studiato e sperimentato nei tanti anni di attività, un esempio di esperienza ed affidabilità, fondamentale per contrastare l’odontofobia e le problematiche a essa connesse.

 

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Terapia senza Dolore: l’odontofobia – Parte 1

Terapia senza Dolore:
l’Odontofobia

Ci sono persone per cui la sola parola “dentista” induce a un senso di disagio, di fastidio. In alcuni casi però questa sensazione si trasforma in vero e proprio terrore, che costringe gli stessi a procrastinare le sedute di controllo o peggio evitare le stesse per lunghi periodi di tempo. L’odontofobia, che può sembrare qualcosa di comico all’apparenza (a causa di tutte le storie, leggende e film creati intorno alla stessa), non è affatto da sottovalutare.

Secondo gli esperti infatti la “paura del dentista” colpisce una persona su cinque. Inoltre, da diversi anni ormai, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto l’odontofobia come una problematica di interesse clinico e che rappresenta il 15/20 % della popolazione mondiale.

Nel corso dei prossimi articoli è possibile comprendere in maniera approfondita cos’è l’odontofobia, quali sono le cause che conducono il paziente a questa paura, quali sono le conseguenze di un palato non curato e come affrontare al meglio queste sensazioni negative, al fine di eliminare le stesse e di accedere al famigerato studio senza grosse difficoltà.

 

Cos’è l’odontofobia?

L’odontofobia può essere riassunta come il terrore del dentista e di tutti gli aspetti ad essa correlati, in particolare le cure che l’operatore effettua sul paziente, spesso con l’ausilio di attrezzatura specifica. La fobia si palesa con l’esposizione, l’osservazione o persino, nei casi peggiori, con il semplice nominare di parole e di circostanze legate al dentista e al suo ambiente di lavoro. Le reazioni più comuni sono dettate da forti stati d’ansia e di panico, il che conduce inevitabilmente a sintomi collaterali, quali la sudorazione, la tachicardia, l’iperventilazione, la nausea, la bocca secca (o ipersalivazione), il fiato corto, i tremori e altri sintomi fisiologici.

 

Quali sono i comportamenti di un odontofobico?

La “paura del dentista” conduce spesso il paziente odontofobico ad una serie di “comportamenti scudo”, ovvero atteggiamenti e azioni anomale di difesa rispetto all’eventuale arrivo del giorno del controllo medico. Tra questi possiamo citare:

  • Il non prestare attenzione ai sintomi dolorosi a carico di bocca e denti, evitando il tal modo la visita dal dentista;
  • l’arrivo molto prima del previsto presso lo studio dentistico, con la speranza di arginare e limitare la paura irrazionale, spesso con scarsi risultati;
  • fingere di non avere questa specifica paura, ignorando i sintomi e i problemi che essa comporta;
  • disturbi ansiosi o addirittura depressivi, che si manifestano ogni volta che il termine “dentista” e affini viene citato;
  • l’autoconvincimento di un’immagine stereotipata della figura professionale del dentista, come di una persona chiusa, spesso arrabbiata e burbera, fredda, distaccata, incapace di provare empatia per i suoi pazienti. Da ciò la fobia potrebbe acuire gli effetti negativi, ritardando ulteriormente la visita di controllo;

Questa serie di atteggiamenti anomali possono farci comprendere quanto la nostra
mente contribuisca non poco all’idea del “dentista minaccia”. E’ perciò necessario,
prima di compiere qualsiasi altra azione, ascoltare e comprendere la nostra mente,
definendo la natura infondata della fobia stessa.

 

Nel prossimo articolo approfondiremo con un excursus quali sono le conseguenze in
merito ai sintomi sul nostro cavo orale e cosa comporta un’inadeguata cura dello
stesso. Infine scopriremo con quali metodi è possibile sconfiggere la fobia,
lasciandoci questo circolo vizioso innescato dalla nostra mente definitivamente alle
spalle.

 

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