Terapia senza Dolore:
la Devitalizzazione
Nell’articolo precedente, di cui si consiglia la lettura nel caso si volesse approfondire il contenuto, abbiamo parlato della devitalizzazione in base alle cause che la rendono necessaria, ovvero i forti traumi, la carie e simili. Abbiamo inoltre compreso che queste condizioni patologiche possono generare stato infiammatorio a livello più o meno locale, causando gravi danni alla polpa dentale.
Devitalizzare un dente in questo caso può risultare la scelta vincente, per evitare che la condizione della nostra bocca peggiori, con conseguente formazione di granuloma, cisti (di cui è presente sul sito un approfondimento dedicato) e altre complicazioni alle strutture prossimali, cioè l’estrazione e la perdita definitiva del dente in questione.
In questo articolo vedremo nel dettaglio come viene eseguito un intervento di devitalizzazione, considerando che viene sempre eseguita dopo ad un’attenta valutazione dello stato patologico della polpa dentale, che può risultare più o meno infiammata e quindi ancora in parte vitale, oppure necrotica, quindi totalmente morta.
Come avviene una devitalizzazione?
Durante un intervento di devitalizzazione, quindi endodontico, nella parte interna del dente, viene effettuata l’asportazione del contenuto del canale del nervo, ovvero la polpa dentale. Essa, come precedentemente citato, può risultare vitale, e quindi presentare uno stato infiammatorio più o meno elevato, oppure essere necrotica, morta. L’estrazione della polpa viene eseguita dall’interno del dente fino all’apice estremo, attraverso l’ausilio di appositi strumenti.
Le fasi del trattamento di devitalizzazione
L’intervento viene eseguito in quattro passaggi, che includono l’allargamento del canale, la sterilizzazione dello stesso e l’asciugatura. Compiuto questo terzo passaggio l’odontoiatra procederà riempiendo sia il canale principale, sia gli eventuali canaletti minori (detti in linguaggio tecnico-dentistico “canali laterali”) comunicanti con l’esterno, con specifico materiale termoplastico.
Presso lo StudioComar, quest’ultimo passaggio viene semplificato e spiegato al paziente con il termine “vulcanizzazione”, in quanto il procedimento di riempimento finale ha il preciso scopo di riempire e sigillare completamente i vari canali del dente su cui si effettua l’operazione.
Per evitare future fratture del dente è necessario rivestire lo stesso con una “capsula”. In altre parole l’odontoiatra dovrà limare lo smalto esterno del dente e quindi ripristinarlo a forma originaria con materiale specifico, normalmente a base di metallo, metallo – ceramica o zirconia.
Quanto può durare un intervento di devitalizzazione?
La durata dell’intervento è variabile a seconda dei casi. Esso può durare dai 30 ai 90 minuti. In quest’arco temporale bisogna calcolare vari aspetti, tra cui la sensibilità del paziente e il numero di sedute necessarie affinché l’intera procedura sia portata a termine.
Effetti positivi post intervento
E’ da ricordare che tramite la devitalizzazione non solo il dente può essere “salvato”, evitando quindi nel 99% dei casi l’estrazione dello stesso, ma anche che lo stato
infiammatorio degeneri, causando non solo la necrosi della polpa, ma anche infezioni di varia natura e altre patologie connesse. Per questa ragione si consiglia di effettuare regolari controlli dal dentista, soprattutto se si avvertono dolori e fastidi.
Nel prossimo articolo verrà approfondita proprio questa tematica, ovvero la possibilità che si formino granulomi e cisti, nel caso in cui si trascuri un dente che deve essere devitalizzato.
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