Estetica in Odontoiatria: Rimodellamento della Gengiva – Parte 1

Estetica in Odontoiatria: Rimodellamento della Gengiva – Parte 1

Estetica in Odontoiatria:

Rimodellamento della Gengiva – Parte 1

Il miglioramento estetico del sorriso non dipende solo dai denti, dal loro allineamento, dimensione o colorazione, ma anche dalle gengive. Queste infatti, esattamente come i nostri denti, possono farci apparire con un aspetto meno piacevole. Quando il paziente infatti mostra una “sovrabbondanza gengivale” i denti sembrano più piccoli e ciò fa apparire il suo sorriso esteticamente asimmetrico e non equilibrato. Differente è la mancanza di gengiva, che può verificarsi su uno o più denti. In quel caso infatti la terapia è molto più complessa. Il problema però, potrebbe anche non essere causato dalla quantità del tessuto gengivale, bensì dalla sua irregolarità: può capitare infatti che le gengive risultino irregolari, generando imbarazzo e disagio a colui che presenta tali caratteristiche.

La soluzione a tale problematica esiste: grazie al rimodellamento gengivale, una pratica chirurgica che consente di compiere modifiche e piccoli aggiustamenti alla gengiva, è possibile correggere i difetti a carico della nostra gengiva, laddove risultasse in eccesso a livello localizzato o su più elementi, rendendo l’aspetto del sorriso molto più piacevole. Ma i miglioramenti che si possono effettuare tramite questa tipologia d’intervento non è solo riguardo la sua struttura e quantità della gengiva, ma anche riguardo il suo colore. Dopo una seduta di rimodellamento gengivale infatti ne potrà beneficiare anche il colore delle nostre gengive, le quali risulteranno più armoniose.

Presso lo Studio del Dottor Comar il rimodellamento gengivale è un intervento molto praticato. Noi infatti operiamo, da sempre, sul sorriso dei nostri pazienti a 360°, al fine di garantire non solo ottimi risultati dal punto di vista medico, curando patologie e disturbi di vario tipo a carico della bocca, ma anche portando un’estetica migliorata, per una maggiore sensazione di fiducia e di sicurezza in sé stessi.

L’articolo ha lo scopo di analizzare tutti gli aspetti di principale interesse riguardo il rimodellamento della gengiva. Avremo modo di comprendere in cosa consiste, quali sono i passaggi necessari da compiere per effettuare tale tipologia d’intervento e quando è opportuno procedere con una seduta di rimodellamento gengivale, dando modo a ognuno dei nostri utenti di capire se rappresentano il candidato ideale e, di conseguenza, prenotare una seduta.

In cosa consiste il rimodellamento gengivale

Il rimodellamento gengivale è una pratica chirurgica che consente al paziente di migliorare l’estetica generale del proprio sorriso, sia a livello strutturale che riguardo la colorazione del tessuto. Questa “scultura dei tessuti” è di norma finalizzata a ridurne l’eccesso, rimuovendo quelle parti di gengiva che rendono antiestetico il sorriso. In alcuni casi però l’intervento può essere svolto per aggiungere gengiva laddove manca, grazie all’innesto di una porzione di tessuto, oggi realizzato anche con biomateriali disponibili nel commercio. Ciò può essere causato da patologie, come la parodontite, o altro.

Come viene svolto un intervento di rimodellamento gengivale?

Esistono due modalità per effettuare questa tipologia d’intervento. In passato l’intera pratica era svolta da un operatore esperto grazie all’utilizzo di strumentazione medica specifica, in altre parole la lama bisturi, con il quale si recideva e si asportava la porzione di tessuto in eccesso. Si tratta tutt’oggi di una pratica invasiva, che necessita di lunghi tempi di guarigione, fino a sei mesi a seconda dei casi. Tale pratica risulta poco utilizzata presso il nostro studio e viene presa in considerazione solo in casi particolari.

Di norma infatti oggi viene preferita la seconda modalità d’intervento, ovvero con il laser. Per questa tipologia d’intervento viene utilizzato un laser ad erbio, di cui è possibile reperire informazioni grazie alla lettura dedicata presente sul nostro sito, cliccando qui, il quale è utilizzato per effettuare vari interventi di ablazione dei tessuti. La ragione per cui oggi viene preferita questa alla precedente modalità citata è il fatto che si tratta di una pratica chirurgica poco invasiva e, di conseguenza, meno dolorosa per il paziente, non solo durante la seduta ma anche in fase di guarigione, rendendo la stessa più rapida e definita entro ⅔ settimane, a seconda del singolo caso.

Quando è opportuno procedere con la pratica di rimodellamento gengivale?

La ragione per cui si decide di procedere con una pratica di rimodellamento della gengiva può essere sia cosmetica, quindi a fini puramente estetici, che terapeutica, necessaria per risolvere problematiche e patologie, tramite l’aggiunta di tessuto con innesti nelle zone in cui la gengiva risulta carente o addirittura assente.

Tuttavia, nella maggioranza dei casi, il fine di tale intervento è di natura estetica. Grazie all’asportazione del tessuto in eccesso infatti è possibile rendere il nostro sorriso esteticamente più gradevole, rendendo più equilibrata la quantità di gengiva presente nel cavo orale rispetto alla dimensione dei denti.

 

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Terapia senza Dolore: Approfondimento Protocollo Comar – Parte 2

Terapia senza Dolore:

Approfondimento Protocollo Comar – Parte 2

Come abbiamo compreso nella prima parte di questo approfondimento, che è possibile leggere cliccando qui, il Protocollo Comar è un aspetto fondamentale dello Studio, un vero e proprio brevetto di affidabilità e di professionalità nei confronti dei pazienti, tanto da distinguerlo da tutte le altre cliniche dentali. Si tratta di una sorta di “modus agendi” fatto di tante piccole premure e attenzioni che i nostri operatori rivolgono quotidianamente ai propri assistiti.

Nonostante ciò il Protocollo Comar non è un manuale d’uso, una serie di azioni sempre uguali da svolgere. Queste infatti cambiano a seconda del tipo di intervento e di paziente da seguire: per questo motivo è necessario tener presente le specifiche esigenze dello stesso e le terapie da eseguire. In sintesi si può dire che alla base del nostro Protocollo c’è l’esperienza e la competenza degli operatori, ma anche concetti come il rispetto, il buon senso e l’umanità nei confronti dei bisogni altrui, le paure, i dubbi e le preoccupazioni che tutti noi abbiamo rispetto a ciò che esula dal nostro agire di routine.

Grazie alla prima parte dell’approfondimento abbiamo potuto comprendere come si applica il Protocollo a due dei maggiori interventi svolti presso lo Studio, in particolare l’ablazione e la devitalizzazione. Nel secondo invece avremo modo di osservare da vicino in cosa consiste il nostro Protocollo Comar in caso di pratica di ricostruzione ossea, e di conseguenza del possibile successivo inserimento di uno o più impianti, e di estrazione dentale, comprendendo, a grandi linee, come vengono eseguiti gli interventi, quando è necessario effettuarli e come può migliorare la terapia del dolore applicata ad ognuno di essi.

La ricostruzione ossea

In caso di denti precedentemente estratti o mancati il desiderio è quello di sostituirli, inserendo, laddove necessario, con nuovo impianto, sfoggiando nuovamente il sorriso di un tempo. Tuttavia, in questi casi, è molto comune il fenomeno della retrazione osseo/gengivale. Ciò significa che l’osso e/o la gengiva, per vari motivi, si possono assottigliare, rendendo necessaria la loro ricostruzione.

La presenza di osso insufficiente rende non idoneo l’inserimento di un impianto, mentre la gengiva mancante o scarsa può portare ad una durata più breve di quest’ultimo. La ricostruzione ossea è un passaggio fondamentale in questi casi, in quanto ripristina, o comunque aumenta, la quota ossea, rendendo possibile il successivo inserimento dell’impianto.

Un intervento di ricostruzione ossea può avvenire in diverse modalità, a seconda della condizione e delle necessità del paziente, attraverso varie tecniche chirurgiche, alcune poco invasive. La ricostruzione ossea avviene attraverso due modalità biologiche: la “osteoinduzione”, grazie all’inserimento di cellule ossee, prelevate ed inserite direttamente nella sede di deficit dell’osso; e la “osteoconduzione”, utilizzando materiale specifico, del tutto riassorbibile biologicamente nel corso del tempo. Inoltre è possibile riempire il difetto osseo con un mix di entrambi (osteoinduzione e osteoconduzione).

Il Protocollo Comar per la ricostruzione ossea e successivo inserimento dell’impianto

A fare la differenza in termini di dolore e fastidio durante un intervento di ricostruzione ossea sono le attenzioni e le premure che gli operatori dello Studio riservano ad ogni paziente. Ogni caso infatti per noi è unico e proprio per tale ragione va seguito singolarmente. Durante la fase di colloquio il paziente potrà esternare tutti i suoi dubbi, avendo cura nel descrivere ciò a cui è più sensibile e se sussistono eventuali paure e problematiche specifiche. Così facendo l’operatore riuscirà a comprendere tutte le sue necessità e potrà procedere di conseguenza.

Applicare il Protocollo Comar ad un intervento di ricostruzione ossea vuol dire non solo evitare errori e procedere in modo preciso, ma anche utilizzare gli strumenti medici con estrema cautela e modulare l’utilizzo dei medicamenti e dei farmaci a seconda dell’occorrenza. Altro aspetto davvero fondamentale per noi è rimanere aggiornati sulle nuove tecnologie, servendosi di tecniche e di attrezzature sempre più moderne e all’avanguardia, ma soprattutto capaci di arrecare meno dolore e di ridurre i tempi di chirurgia e di guarigione. Non di meno la tecnica chirurgica e la delicatezza dell’operatore possono fare una grande differenza.

Anche durante l’inserimento degli impianti il Protocollo Comar può e deve essere applicato, secondo le necessità del paziente. Completato il processo di rigenerazione ossea infatti, un nuovo colloquio tra operatore e paziente metterà in chiaro come intervenire senza arrecare fastidi e dolore indesiderati. Si procede con l’anestesia completa pre intervento, rendendo totalmente insensibile la zona da trattare. Le tecniche d’intervento, moderne e all’avanguardia, permettono di completare la seduta in tempi minori, ma soprattutto di limitare dolori e fastidi in seguito. Qualora il paziente accusasse sensazione di malessere durante le fasi post operatorie è comunque possibile ricorrere all’utilizzo della terapia farmacologica, differente a seconda dei casi e delle esigenze. L’utilizzo della tecnologia, attraverso una preventiva pianificazione digitale dell’inserimento implantare, fa anch’essa la differenza.

L’estrazione dentale

L’estrazione dentale è la pratica chirurgica che consente di eliminare, di togliere, il dente compromesso, rimuovendolo dalla sede in cui era originariamente alloggiato e servendosi dell’utilizzo di specifici strumenti. Tante sono le cause per cui un dente deve essere estratto. Uno dei casi più comuni è quello del dente del giudizio, da considerarsi un esempio classico di dente incluso o semi incluso nella gengiva, ma non solo.

L’estrazione è necessaria anche in caso di denti che hanno subito gravi danni, una rottura non superficiale, oppure quando i denti risultano sovrannumerari, in numero maggiore rispetto a quelli che possono comodamente essere ospitati nell’arcata dentale.

L’operazione si svolge con tre passaggi. Il primo è l’anestesia, a cui segue la lussazione, il cui scopo è quello di smuovere il dente dalla sede in cui era collocato, per poi rimuoverlo senza forza né grandi impedimenti dalla superficie ossea, ovvero l’estrazione vera e propria.

Il Protocollo Comar per l’estrazione

Per tutti i tre passaggi sopra descritti relativi a questa tipologia d’intervento viene applicato il nostro Protocollo, attuo a minimizzare, per quanto possibile, dolori o fastidi al paziente. La prima operazione che effettuiamo, un passaggio standard per tutti le tipologie di intervento, è sempre quella di svolgere un approfondito colloquio, che possa farci comprendere la soglia di dolore, eventuali dubbi o problematiche e se esistono alcune questioni che è preferibile tenere a mente durante tutte le fasi d’intervento.

Durante l’anestesia è fondamentale somministrare il dosaggio farmacologico più adatto, affinché il paziente non viva l’intervento con sofferenza. La lussazione deve essere effettuata da mani esperte e precise, evitando errori o particolari complicazioni che possano arrecare disagio. È importante procedere con cautela, senza creare fratture alla radice del dente o lacerazioni a carico dei tessuti. Và specificato che con strumenti di ultima generazione è altresì possibile eseguire estrazioni complicate in maniera veloce e atraumatica

L’estrazione va eseguita solo quando il dente risulta completamente “staccato” dall’osso e dalla gengiva, al fine di evitare eccessivo dolore e sanguinamenti gengivali. Anche al termine dell’operazione chirurgica il paziente seguito dal Dottor Comar non subirà nessuna particolare sofferenza, in quanto seguito in tutto decorso di guarigione ed, eventualmente, con l’ausilio di specifica terapia farmacologica.

 

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Terapia senza Dolore: Approfondimento Protocollo Comar – Parte 1

Terapia senza Dolore:

Approfondimento Protocollo Comar – Parte 1

Nei precedenti articoli, come pure nei seguenti, è possibile trovare numerosi approfondimenti in merito alle diverse patologie del cavo orale, nonché ai relativi interventi volti a risolvere le stesse. Tuttavia è fondamentale per noi porre scrupolosa attenzione alla questione della terapia del dolore, in quanto tale aspetto risulta non solo molto importante, ma anche una pratica particolarmente sentita presso il nostro Studio.

Negli anni il Dottor Comar ha sviluppato una serie di accorgimenti e attenzioni da rivolgere ai suoi pazienti, al fine di mettere gli stessi quanto più possibile a loro agio. Aspetto certamente da citare è la sua “empatia odontoiatrica”, in altre parole un modo attento di agire, che permette di entrare, con estrema facilità, in empatia con il paziente e, di conseguenza, avere la possibilità di comprendere l’origine delle sue paure e dei suoi dubbi. Procedendo in tal modo l’operatore ha anche l’opportunità di capire eventuali problematiche e dolori del paziente, prevedendo la loro insorgenza o sanandoli quanto prima qualora si presentassero durante l’intervento, nel caso in cui il paziente non avesse espresso totalmente il suo disagio nella fase di colloquio precedente.

Altra questione che merita di essere menzionata sono le tecniche e le procedure attuate per effettuare l’anestesia. Si tratta di una pratica perfezionata nel corso degli anni che, insieme all’utilizzo di varie procedure chirurgiche poco invasive, permettono al paziente di non provare dolore, o comunque il minore possibile nei casi più complessi.

Questi e molti altri accorgimenti li abbiamo riassunti con il nome di “Protocollo Comar”.

Nel corso degli articoli a riguardo è possibile approfondire molti aspetti inerenti al nostro Protocollo, prestando particolare attenzione a tutte le tipologie d’intervento, che siano esse di natura chirurgica e non, effettuate in Studio. In questa lettura in particolare parleremo di ablazione del tartaro e di devitalizzazione, ma soprattutto della terapia del dolore sviluppata per ciascuna di esse.

L’ablazione

L’ablazione è forse l’intervento maggiormente operato in Studio sui nostri pazienti. La causa della ricorrenza di svolgimento della seguente pratica chirurgica sta nel fatto che non è facile seguire sempre una corretta igiene dei nostri denti. L’accumulo di cibo non deterso nel cavo orale infatti, nel corso del tempo, può generare, sullo smalto dentale, la comparsa di placca e tartaro.

L’ablazione, se svolta con regolarità, è quindi la soluzione migliore per ovviare a questo problema. Nonostante ciò la paura del dentista per molte persone crea dubbi e incertezze, con la conseguenza di una messa in atto di “atteggiamenti scudo” che ritardano le sedute di controllo. Proprio per evitare l’insorgenza di questo modo di agire del paziente, presso il nostro Studio sono state messi a punto una serie di accorgimenti, il Protocollo Comar appunto. Grazie a ciò è possibile affrontare con serenità l’intervento di ablazione e ottenere il sorriso tanto auspicato.

Il Protocollo Comar per l’ablazione

Di fronte a un paziente odontofobico o dubbioso è fondamentale compiere un’analisi, da riferire in seguito al diretto interessato, riguardo le cause per cui è possibile provare dolore in caso di intervento di ablazione. In questo modo sarà più semplice per l’operatore intervenire in base alle caratteristiche del paziente. Le cause del dolore sono così riassumibili:

  • L’inadeguata modulazione della potenza del macchinario impiegato, senza quindi valutare accuratamente la sensibilità del paziente.
  • Un utilizzo errato e inesperto della strumentazione specifica da parte dell’operatore, ad esempio utilizzando una “punta” sbagliata rispetto alla sensibilità del paziente.
  • Un’errata o assente cura farmacologica pre intervento, la quale risulta necessaria se si è in presenza di stato infiammatorio. E’ importante quindi eliminare, almeno in parte e in maniera preventiva, la placca, grazie ad appositi risciacqui orali. Ciò permetterà al paziente di ridurre l’infiammazione e di avvertire meno dolore. Solo allora sarà possibile proseguire con l’intervento di ablazione.
  • In caso di sensibilità molto forte, quando dunque gli accorgimenti del Protocollo Comar non fossero sufficienti ad evitare o limitare al minimo dolore, significa che probabilmente siamo di fronte ad una soglia del dolore estremamente bassa. In questo caso è preferibile procedere con ablazione manuale (detta nel linguaggio tecnico-dentistico “scaling”) o con anestesia.

La devitalizzazione

Un altro intervento fortemente operato qui in Studio è la devitalizzazione. Infatti, se colui che effettua l’intervento non è particolarmente attento nelle fasi iniziali, il paziente nel corso della terapia potrebbe accusare dolore e fastidi, il che renderebbe l’intero decorso chirurgico difficile e fastidioso da affrontare. Il dolore che il paziente potrebbe provare, spesso causa della necessità di procedere con tale pratica chirurgica, è dato dallo stato della polpa dentale, presente all’interno del dente traumatizzato.

Se quest’ultima risultasse parzialmente necrotica, la componente vitale residua creerebbe una resistenza all’effetto dell’anestetico, portando il paziente a provare fastidio, o addirittura dolore, in fase d’intervento, nonostante la preventiva anestesia. Vediamo quindi nel dettaglio il Protocollo effettuato in tale circostanza.

Il Protocollo Comar per la devitalizzazione

Come precedentemente citato è fondamentale valutare, prima di operare, lo stato della polpa, se quindi quest’ultima risulta ancora vitale o del tutto necrotica.

In caso di polpa necrotica, quindi completamente morta, basterà effettuare una semplice anestesia prima di procedere con l’intervento, al fine di evitare fastidi durante l’intervento. In caso contrario, se siamo in presenza di nervi parzialmente vitali e non del tutto morti, come già detto in precedenza, è possibile che il paziente possa provare spiacevoli dolori. In quel caso è necessario proporre allo stesso una preventiva terapia farmacologica antinfiammatoria ed una più specifica medicazione.

Procedendo in questo modo, quando i nervi e la polpa saranno completamente “sfiammati”, si potrà procedere con l’anestesia e quindi con la seduta. Attraverso questi e altri accorgimenti effettuati durante la devitalizzazione si eviterà la sensazione dolorosa.

Nella seconda parte dell’approfondimento, di cui è possibile trovare la lettura cliccando qui, analizzeremo gli altri due principali interventi chirurgici effettuati presso lo Studio del Dottor Comar, ovvero la chirurgia ricostruttiva-rigenerativa, seguita spesso dall’inserimento di uno o più impianti dentali, e la chirurgia estrattiva.

 

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Estetica in Odontoiatria: Lo sbiancamento dentale – Parte 2

Estetica in Odontoiatria: Lo sbiancamento dentale – Parte 2

Grazie alla prima parte di questo approfondimento tecnico in merito allo sbiancamento dei denti, che è possibile leggere cliccando qui, abbiamo compreso molti aspetti principali dello stesso, ovvero cos’è e in cosa consiste lo sbiancamento dentale, come viene svolto il trattamento, in altre parole quali passaggi vengono svolti, e quando è opportuno procedere con tale pratica, ovvero quali sono le ragioni che lo rendono necessario.

Ma come in ogni intervento sulla propria persona ciò che è necessario sapere non sono soltanto gli aspetti relativi alla pratica in sé, ma anche i vantaggi, i benefici di cui si potrà giovare in seguito all’intervento, ma soprattutto quali sono i comportamenti che è necessario mettere in atto al termine dello stesso per mantenere, per quanto possibile, denti bianchi e luminosi.

Inoltre è doveroso ricordare che lo sbiancamento dentale non è solo quello effettuato in studio mediante trattamento con lampade a LED, in precedenza con laser. Tale tipologia di trattamento infatti, se il caso lo richiede, può essere effettuato nella comodità di casa propria, con strumenti di facile utilizzo, in particolare delle mascherine e del gel specifico per lo sbiancamento dentale, da indossare di notte per più volte, per un tempo variabile a seconda delle necessità.

Nel corso di questo articolo avremo modo di approfondire proprio questi aspetti secondari, ma comunque fondamentali, dello sbiancamento dei denti, comprendendo quali sono i benefici acquisiti, come possiamo mantenere al lungo i denti bianchi e luminosi grazie a piccole, ma importanti, accortezze quotidiane e quali sono le principali differenze tra lo sbiancamento dentale professionale e la sua versione a domicilio.

Vantaggi e benefici dello sbiancamento dentale

I vantaggi che il paziente potrà ottenere in seguito al completamento di tale trattamento sono da ricercare nelle ragioni per cui viene richiesto. Non si tratta di un intervento chirurgico volto a risolvere problematiche di natura patologica, come carie, parodontiti o altro. Quando ci rivolgiamo ad una clinica dentale per un trattamento di sbiancamento dentale la ragione principale è che non ci sentiamo particolarmente a nostro agio con il nostro sorriso, a causa di un colore naturale scuro o macchie e colorazioni poco gradevoli presenti sulla superficie dei denti.

Il vantaggio principale è quello di stare meglio con noi stessi e con la nostra immagine, senza avere preoccupazioni e sensazioni di imbarazzo quando usciamo e mostriamo ad altre persone il nostro sorriso. Ovviamente non tutte le persone sono uguali e non tutti reagiscono alle macchie e al colore alterato dei denti allo stesso modo. Alcuni di esse infatti non provano disagio o imbarazzo, ma desiderano comunque migliorare l’aspetto estetico dei propri denti, affidandosi ad un professionista del settore per ottenere il risultato sperato.

Come mantenere i denti bianchi dopo aver effettuato il trattamento?

Affinché i denti rimangano bianchi a lungo dopo aver effettuato un trattamento di sbiancamento dentale è necessario inserire, come parte del proprio stile di vita, alcune piccole accortezze e premure. Queste infatti possono far durare l’effetto per molto più tempo, ritardando la successiva seduta. Tali accorgimenti possono essere così sintetizzati e descritti:

  • Mantenere costante e allo stato ottimale la propria igiene orale quotidiana, in altre parole lavare con la giusta regolarità i propri denti, almeno due volte al giorno, preferibilmente dopo aver consumato un pasto.
  • Evitare, per quanto possibile, la cattiva abitudine del fumo: il fumo delle sigarette infatti rappresenta una delle maggiori cause dell’ingiallimento dei denti e della formazione di macchie, soprattutto in caso di consumo elevato giornaliero, protratto per lungo tempo.
  • Limitare il consumo di alimenti e bevande che contribuiscono alla formazione di macchie e di colorazione dentale sgradevole, come il caffè, il the o la liquirizia.

È comunque doveroso sottolineare un aspetto. Lo sbiancamento, specie quello effettuato in studio da professionisti del settore, è un trattamento che agisce in profondità e non lavora solo sulla superficie più esterna. Proprio per tale motivo i risultati possono durare fino a 18/24 mesi, senza particolare rischio di comparsa di macchie o di ingiallimento dei propri denti durante questo lasso di tempo.

Differenza tra sbiancamento dentale e sbiancamento dentale domiciliare

Come ormai compreso nel corso della precedente lettura, la prima parte relativa allo sbiancamento dentale, esistono due diverse tipologie di trattamento, ovvero lo sbiancamento dentale tradizionale, effettuato direttamente in studio da un professionista, e lo sbiancamento dentale domiciliare, che può essere effettuato nella comodità di casa propria.

I termini stessi mostrano le differenze che intercorrono tra le due pratiche. La prima è un trattamento svolto in studio, mediante l’ausilio di un operatore qualificato e dell’attrezzatura professionale necessaria. Presso lo Studio del Dottor Comar viene proposta con tre livelli di efficacia, due settimane, 6/8 mesi o 18/24 mesi, a seconda del livello di intensità impostato sulla macchina e del gel, un prodotto a base di perossido di idrogeno, adoperato durante il trattamento.

La seconda pratica, lo sbiancamento domiciliare, è una sorta di kit composto da delle mascherine e del gel, anch’esso a base di perossido di idrogeno con percentuale più bassa. Il trattamento, che in questo caso consiste nell’indossare delle mascherine riempite di gel dalle 2 alle 4 ore al giorno, in casi isolati, durante la notte, ha una durata variabile dai 10 ai 15 giorni e risulta particolarmente adatto a pazienti sensibili, che necessitano di una soluzione meno invasiva ma comunque efficace.

 

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