Terapia senza Dolore: approfondimento granuloma e cisti dentali – Parte 6

Terapia senza Dolore: approfondimento granuloma e cisti dentali – Parte 6

Terapia senza Dolore:
approfondimento Granuloma e Cisti Dentali

Nel precedente articolo abbiamo approfondito come viene effettuato un intervento di devitalizzazione, analizzandone nel dettaglio ogni passaggio. Per chi fosse interessato a comprendere meglio quanto citato, è possibile effettuarlo al seguente link (Terapia senza Dolore: la Devitalizzazione), in cui è possibile trovare non solo una chiara descrizione della pratica endodontica, ma anche la durata dell’intervento e i benefici che il paziente operato manifesta a breve e lungo termine.

Proprio grazie al paragrafo conclusivo del precedente articolo abbiamo compreso come un dente, traumatizzato e con lesioni alla polpa, possa procurare gravi forme di infiammazione, note nel linguaggio tecnico-dentistico come granuloma e cisti odontogene. Esse, nonostante siano entrambe conseguenza di polpa dentale necrotica, a seguito di un grave stato infiammatorio del dente in questione, presentano importanti differenze. Nel corso dell’articolo verrà analizzato come si manifestano queste due patologie del cavo orale, quali conseguenze comportano e come è possibile diagnosticarle.

Granuloma odontogeno

Si definisce granuloma odontogeno un’infezione che interessa l’osso attorno al dente, il quale causa polpa in evidente stato necrotico, quindi morta, la quale genera di conseguenza una forte reazione infiammatoria da parte del sistema immunitario.

In alcuni casi la presenza di un granuloma può dare origine ad una malattia autoimmune. Questa spiacevole situazione si può curare e risolvere tramite intervento endodontico, nello specifico la devitalizzazione, praticata presso lo StudioComar seguendo i principi del Protocollo Comar, oppure, in gravi circostanze, tramite l’estrazione del dente coinvolto. Si manifesta radiologicamente come una macchia scura all’interno del dente, situata all’apice della radice. Può essere asintomatico, paucisintomatico o doloroso, a causa di una sua ascessualizzazione, la quale provoca gonfiore più o meno marcato.

La diagnosi

La diagnosi si effettua tramite radiografia panoramica. In alcuni casi, qualora fossero necessari esami più specifici, può essere svolta una radiografia endorale. Questo genere di diagnosi è largamente impiegato in caso di granuloma in quanto del tutto indolore e affidabile. È infine importante ricordare che un granuloma trascurato e non curato può evolversi in cisti, rendendo più difficile la risoluzione del problema con un intervento di devitalizzazione e di conseguenza “salvare” il dente compromesso.

Cisti odontogena

Si definisce cisti odontogena la conseguenza di una grave infezione causata da polpa necrotica. Rappresenta lo stadio successivo e l’evoluzione del granuloma, motivo per cui presenta aspetti comuni con quest’ultimo. La maggiore differenza è data dal fatto che una cisti si manifesta come una macchia scura, circoscritta da un orletto bianco.

La diagnosi

Esattamente come il granuloma, anche la cisti viene diagnosticata tramite l’esame radiografico. Tra gli aspetti da non sottovalutare vi è anche che una cisti odontogena crea quasi sempre altri effetti sgradevoli, in particolare può causare complicazioni alle strutture prossimali.

StudioComar ha sempre molto a cuore il benessere di ogni paziente. Per questa ragione viene data particolare attenzione alla terapia del dolore e a tutte le pratiche necessarie, affinché ogni persona non soffra per nulla o il meno possibile. In particolare le nostre premure si concentrano proprio su tutte le operazioni di chirurgia dentale.

Abbiamo deciso di definire ciò “Protocollo Comar”. Nel prossimo articolo verrà approfondito nel dettaglio proprio questo importante aspetto, che distingue il nostro Studio da ogni altro nel settore dentistico.

 

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Terapia senza Dolore: la devitalizzazione – Parte 5

Terapia senza Dolore:
la Devitalizzazione

Nell’articolo precedente, di cui si consiglia la lettura nel caso si volesse approfondire il contenuto, abbiamo parlato della devitalizzazione in base alle cause che la rendono necessaria, ovvero i forti traumi, la carie e simili. Abbiamo inoltre compreso che queste condizioni patologiche possono generare stato infiammatorio a livello più o meno locale, causando gravi danni alla polpa dentale.

Devitalizzare un dente in questo caso può risultare la scelta vincente, per evitare che la condizione della nostra bocca peggiori, con conseguente formazione di granuloma, cisti (di cui è presente sul sito un approfondimento dedicato) e altre complicazioni alle strutture prossimali, cioè l’estrazione e la perdita definitiva del dente in questione.

In questo articolo vedremo nel dettaglio come viene eseguito un intervento di devitalizzazione, considerando che viene sempre eseguita dopo ad un’attenta valutazione dello stato patologico della polpa dentale, che può risultare più o meno infiammata e quindi ancora in parte vitale, oppure necrotica, quindi totalmente morta.

Come avviene una devitalizzazione?

Durante un intervento di devitalizzazione, quindi endodontico, nella parte interna del dente, viene effettuata l’asportazione del contenuto del canale del nervo, ovvero la polpa dentale. Essa, come precedentemente citato, può risultare vitale, e quindi presentare uno stato infiammatorio più o meno elevato, oppure essere necrotica, morta. L’estrazione della polpa viene eseguita dall’interno del dente fino all’apice estremo, attraverso l’ausilio di appositi strumenti.

Le fasi del trattamento di devitalizzazione

L’intervento viene eseguito in quattro passaggi, che includono l’allargamento del canale, la sterilizzazione dello stesso e l’asciugatura. Compiuto questo terzo passaggio l’odontoiatra procederà riempiendo sia il canale principale, sia gli eventuali canaletti minori (detti in linguaggio tecnico-dentistico “canali laterali”) comunicanti con l’esterno, con specifico materiale termoplastico.

Presso lo StudioComar, quest’ultimo passaggio viene semplificato e spiegato al paziente con il termine “vulcanizzazione”, in quanto il procedimento di riempimento finale ha il preciso scopo di riempire e sigillare completamente i vari canali del dente su cui si effettua l’operazione.

Per evitare future fratture del dente è necessario rivestire lo stesso con una “capsula”. In altre parole l’odontoiatra dovrà limare lo smalto esterno del dente e quindi ripristinarlo a forma originaria con materiale specifico, normalmente a base di metallo, metallo – ceramica o zirconia.

Quanto può durare un intervento di devitalizzazione?

La durata dell’intervento è variabile a seconda dei casi. Esso può durare dai 30 ai 90 minuti. In quest’arco temporale bisogna calcolare vari aspetti, tra cui la sensibilità del paziente e il numero di sedute necessarie affinché l’intera procedura sia portata a termine.

Effetti positivi post intervento

E’ da ricordare che tramite la devitalizzazione non solo il dente può essere “salvato”, evitando quindi nel 99% dei casi l’estrazione dello stesso, ma anche che lo stato
infiammatorio degeneri, causando non solo la necrosi della polpa, ma anche infezioni di varia natura e altre patologie connesse. Per questa ragione si consiglia di effettuare regolari controlli dal dentista, soprattutto se si avvertono dolori e fastidi.

Nel prossimo articolo verrà approfondita proprio questa tematica, ovvero la possibilità che si formino granulomi e cisti, nel caso in cui si trascuri un dente che deve essere devitalizzato.

 

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